Bibliografia Vichiana I

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MISCELLANEE POETICHE

pittore, che ragioni varie fanno supporre fosse Paolo de Matteis. A tergo del medesimo frontespizio ricorrono i versi : Tf|; àQEtfjg ox> |«xqo[ì{hvóv nEQmaXXèi; àyaX[ia 'H (pi] pr) EÙaxaOrig auprioxov èaxi y./.éog tradotti dal Vico : Di sua virtù non simulacri e marmi, fama costante è l’immortal sua gloria. Le pagine 1-2 danno I’ « Introduzione » di Roberto Luigi Sostegni (sul quale v. parte seconda, sezione prima, capitolo secondo, numero 10); le pagine 13-55 la mirabile « orazione » del Nostro, del quale è soggiunta alla pagina 56 una breve iscrizione latina ; e dalla pagina 57 all’ ultima seguono versi di venticinque collaboratori, tra i quali una volta ancora, per una canzonetta, il Vico, più il marito e la madre della defunta (Bernardino Caputo marchese della Petrella e Anna Maria Croce-Mendoza), la cui farina poetica, poiché mancano altri documenti che li mostrino cari alle muse, potrebbe anche essere stata attinta a sacchi vichiani. 5. Al padre Michelangelo Franceschi da Reggio Emilia, alla sua venuta a Napoli nel 1729 e ai suoi rapporti col Vico si accennerà nel numero 6 del terzo capitolo della prima sezione della seconda parte. Qui non è da dire altro se non che in quell’ anno il Nostro promoveva, curava e fors’anche pagava di sua borsa la stampa d’ un brutto opuscolo di due pagine innumerate, più 29 numerate, in ottavo, le quali, messe fuori dal solito Felice Mosca col titolo Componimenti in lode del padre Michelangelo da Reggio di Lombardia, cappuccino, predicatore nel Duomo di Napoli nella quaresima dell’ anno MDCCXXIX, esibiscono una dedica del Nostro (v. sopra p. 100) e poesie (per lo più sonetti) di ventidue collaboratori, tra cui egli stesso e sua figlia Luisa.