Bibliografia Vichiana I

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ORATIUNCULAE PRO ADSEQUENDA LAUREA

Giambattista Vico volgarizzata dal latino»), come, l’anno appresso, da un Carlo Tipa, che diè fuori in Napoli il testo latino in un volumetto in dodicesimo, a cui è preposto il titolo italiano « Istituzioni oratorie di Giambattista Vico » : versione e testo latino che vennero poi ristampati dal Pomodoro nel settimo volume della sua silloge. Una redazione intermedia tra quella ora mentovata, ossia la volgala, e l’altra di cui si farà parola qui appresso, esibisce un codice di 204 pagine, il quale, copiato in Gallipoli dal 21 ottobre 1741 al 19 gennaio 1742 dal gallipolitano Emmanuele Paparone (1726-?) e capitato poi in potere del magistrato Luigi Giuseppe de Simone (1835-1902) e da lui donato a Francesco Crispi, si possiede oggi in Modena dal professore Benvenuto Donati. E finalmente varianti sostanziali e segnatamente espunzioni, estendentisi, le une e le altre, a capitoli interi, ricorrono nel quarto esemplare, recante la data del 1738 e serbato nella collectio del Croce : esemplare tanto più importante in quanto, mentre è indubbiamente un quaderno originale, rappresenta, al tempo medesimo, uno degli ultimi e non felici tentativi del Vico di conciliare il suo vecchio manuale di rettorica con le a volte opposte vedute estetiche della Scienza nuova , che vi è talora citata. Tanto il testo del 1710-11 quanto, per le parti in cui differisce da questo, quello, inedito, del 1738 ha, nella sua silloge (Vili, 157-203), tenuti presenti il Nicolini. Bensì egli ha dato per riassunto le troppe pagine della prima redazione contenenti o passi di scrittori latini addotti quali esempi, ovvero risaputissime definizioni e partizioni ripetute, e spesso quasi con le medesime parole usate dal Nostro, in molti altri manuali scolastici dei Sei e Settecento. 2. Le Oratiunculae pro adsequenda laurea. Con questo titolo, ma al singolare e con l’aggiunta di «in utroque iure », fu primamente pubblicata nel quarto volume degli Opuscoli villarosiani una di queste domande di ammissione agli esami di laurea, che, come tutto fa ritenere, il Vico doveva redigere di quando in quando (e talora a pagamento) per qualche studente non troppo forte in latino. Nel darla alla luce, non senza qualche taglio e arbitrario emendamento, il Villarosa seguì una minuta posseduta allora da lui, poi da