Bibliografia Vichiana I

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SCRITTI DI SCUOLA INEDITI

2. « Collectio phrasium, elocutionum ac rerum notabilium, selectae (sic) ex aurea latinitate lohannis (sic) Baptistae (sic) Vici (sic), neapolilani Lycei publicus (sic) lector (sic). Anno Domini MDCCXXXV ». 3. « Tradotta (sic) di (sic) Cicerone, fatta sotto la direzione del signor Gio. Battista di Vico, 1734 » ; 4. « In Artem poeticam Q. Horatii Flacci » ; 5. «Le sei comedie di Terenzio, tradotte dal signor Gio. Battista di Vico, Napoli, MDCCXXXV » : sei commedie, per altro, che si riducono a quattro e mezza, in quanto mancano del tutto gli Adelphi e anche la versione dello Heautontimorumenos non va oltre la metà della prima scena del terzo atto. Anepigrafo, il codice che li contiene non reca, né in principio né in fine, il nome del raccoglitore. Bensì alla carta 145 a Vexplicit della traduzione deli’Acjra terenziana suona ; «II fine deH’Ecyra, italice Suocera, tradotta da Gio. Battista di Vico, e copiata da Giuseppe Tardioli, suo discepolo». E poiché il codice è tutto d’una mano sola, lo si potrebbe supporre anche messo insieme da codesto Tardioli, del quale non si conosce altro se non che nel 1738 collaboro con un componimento greco a un opuscolo pubblicato in Napoli da un Giuseppe Maria Ballotta per le nozze di Carlo di Borbone. Tuttavia quest’ipotesi sembra dovere cedere il luogo all’altra che il raccoglitore del codice fosse persona diversa, la quale, nell’apprestare il codice stesso, si contentasse di esemplare meccanicamente quaderni di più d’un discepolo del Nostro e, tra gli altri, quello in cui il Tardioli aveva ricopiato (forse anche lui da quaderni di altro discepolo) la traduzione delVEcyra. Giacché come mai il Tardioli, fornito di tanta cultura da sapere comporre versi in lingua greca, avrebbe potuto essere una persona sola con l’originario raccoglitore del secondo scritto, che tutto fa presumere un abruzzese serbante anche nella grafia la pronuncia del loco natio e ignorante al punto da cascare di continuo, a cominciare dal titolo, in grossolani solecismi e in ancora più grossolani errori d’ortografia ? Dei cinque scritti il terzo (cc. 25-42) e anche il quinto, che pure occupa la maggior parte del codice (cc. 60-193), non sono da pubblicare. E invero che il terzo non offra altro che la traduzione d’uno scritto ciceroniano (l’orazione Pro Marcello), compiuta non già direttamente dal Nostro, ma sotto la sua direzione, è detto dal titolo medesimo. E, sebbene dal titolo apparisca quasi il contrario, tutto invece, a cominciare