Bibliografia Vichiana I

122

DE AEQUILIBRIO CORPORIS ANIMANTIS

VI IL « DE AEQUILIBRIO CORPORIS ANIMANTIS »

Concepito originariamente quale appendice al Liber physicus, poi scisso da questo e, pure senz’essere pubblicato, steso compiutamente «in pochi fogli», fu, dopo il 1709 e prima del gennaio 1717, e forse, meno approssimativamente, nel 1713, offerto dal Vico, in una copia manoscritta, a Domenico Aulisio, a cui era dedicato. Può darsi che, dopo la morte di quest’ultimo (1717), quella copia capitasse, insieme coi manoscritti aulisiani, in potere di Pietro Giannone, e dal Giannone venisse affidata, una col disperso De ortu et progressu medicinae dell’Aulisio, a Nicola Cirillo (1671-1734), e da Nicola passasse in eredità a Domenico Cirillo (1739-1799), che, a ogni modo, nel 1787 possedeva di sicuro il De ortu, ma i cui libri e manoscritti, compreso il carteggio dell’anzidetto Nicola col Newton, andarono dispersi o distrutti nel sacco che, nel giugno 1799 quattro mesi prima che lo si conducesse al patibolo, i lazzari napoletani avevano dato alla casa abitata dallo sventurato Domenico a Pontenuovo. Quale che fosse il destino dell’anzidetta copia dell’operuccia vichiana, l’autore ne aveva serbato presso di sé un’altra, mentovata da lui medesimo implicitamente nel Catalogo delle opere del 1728 ( Opp ., V, 90), ed esplicitamente nell ’ Aggiunta alr Autobiografia, ove racconta che, per resistere meglio alla tentazione di porre a stampa il « manoscritto di medicina », lo donò a Francesco Carafa principe di Colobrano [Opp., V, 77, in nota). L’essere il Nostro tornato su codesto passo autobiografico per cancellarlo è forte indizio che quel dono finisse col restare meramente intenzionale. A ogni modo, che intorno al 1736 o 1737 una copia del De aequilibrio fosse ancora in potere di chi lo aveva scritto, è mostrato in guisa indubbia dal proposito, concepito dal Vico negli ultimi suoi anni, di dedicare a Carlo di Borbone quei « de physica medicina quos elucubravi libros » [Opp., VII, 255-56, e cfr. quassù p. 100). Non si può dire se codesto proposito venissè o no attuato : né, nel caso, pochissimo probabile, del sì, se quell’attuazione assumesse forma d’un opuscolo a stampa ovvero d’una copia