Bibliografia Vichiana I

un’arringa forense del 1724

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cisamente De theologia gentili et physiologia christiana. Senonché codesta teoria mitologica era congiunta troppo strettamente con la ricerca, secondo diceva il Nostro, d’un nuovo «diritto naturai delle genti», o, come si direbbe in terminologia moderna, d’ una nuova configurazione della storia della civiltà, perché fosse possibile non condurre parallelamente le due trattazioni : donde il considerarle, nel loro insieme (conforme il cangiato titolo, già allegato sopra a pagina 34), come una « scienza nuova d’intorno a’ principi dell’umanità ». Dei due libri, in cui l’opera si divideva, il primo, alla guisa medesima del primo della Scienza nuova prima, era contesto da una continua polemica contro i giusnaturalisti (Grozio, Seiden, Pufendorf e seguaci), contro gli utilitaristi antichi e moderni (stoici, epicurei, Machiavelli, Hobbes, Spinoza, Bayle, Locke) e, pare altresì, contro i grandi eruditi cinque-secenteschi (Casaubon, Voss, Bochart, Saumaise, ecc.) : attraverso la quale polemica si ricercavano le origini della civiltà « per via d’inverisimiglianze, sconcezze e impossibilità di tutto ciò che n’avevano gli altri inanzi più imaginato che raggionato ». E il secondo—come già in qualche modo il De constantia e poi il quinto libro della Scienza nuova prima, e più ancora quasi tutto il secondo e tutto il quarto della seconda, —poneva, insieme con la successione, ideale e cronologica, dei « dii maiorum gentium » (Giove, Giunone, ecc.), degli eroi della storia mitica orientale-greco-romana (Zoroastro, Ercole, Romolo, ecc.) e dei principali fatti della storia certa dell’ Oriente, della Grecia e di Roma, la tesi del « corso uniforme delle nazioni », ciascuna attraversante tre forme sempre più progredite di civiltà, di mano in mano che dalla barbarica « età degli dèi » (tempo oscuro) l’umanità era discesa a quella, alquanto più dirozzata, « degli eroi » (tempo favoloso) e finalmente all’altra, improntata a raffinatezza, « degli uomini » (tempo storico).

XIV un’arringa forense del 1724

È quella recitata nella Gran Corte della Vicaria in difesa del proprio genero Antonio Sondilo (il marito della Luisa Vico), convenuto in giudizio da un attore di cui non si conosce il nome. Di codesta lite, sulla quale il Vico si diffonde non poco 9