Bibliografia Vichiana I

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PRIMA SILLOGE DEGLI OPUSCOLI

della cattedra al figlio Gennaro (Gentile, II figlio di G.B. Vico, pp. 42-44). Figliuolo, a sua volta, del fratello primogenito di monsignor Nicola (Luigi, terzo marchese di Villarosa) fu quelFaltro Carlantonio che abbiamo veduto (pp. 84 e 113) discepolo del Vico nel 1738. E, per ultimo, figlio primogenito del fratello maggiore di codesto secondo Carlantonio (Tommaso, quarto marchese di Villarosa) fu un terzo Carlantonio (17621847), quinto marchese di Villarosa, nonché dal 1821 vicepresidente della Pubblica Istruzione delle Sicilie, dal 1823 storiografo regio e, se erudito di valore non troppo alto, bibliofilo, per converso, quanto mai paziente, appassionato, perdurante : vale a dire il raccoglitore e primo editore degli Opuscoli vichiani. Egli medesimo narra d’essere stato indotto a codesta fatica da tre stimoli ; dai rapporti dei suoi maggiori col Vico e la sua famiglia ; dai tanti componimenti affatto ignorati del Nostro nei quali s’imbatteva via via che andava catalogando le innumeri miscellanee poetiche sei-settecentesche che possedeva e veniva acquistando ; dal vedere pubblicati da amici e conoscenti i minora et minima di altri studiosi napoletani del secolo decimottavo (Nicola Capasse, Matteo Egizio ecc.), e trascurato, anche a questo proposito, l’autore della Scienza nuova. Pure, contentarsi del poco cedutogli dal Daniele (v. sopra p. 134) e dello spoglio delle anzidetto miscellanee non bastava : occorreva indagare più o meno sistematicamente in altri fondi. E, naturalmente, anche lui cominciò, prima del 1806, col rivolgersi a Gennaro Vico. «Il buon vecchio racconta il Villarosa nella prefazione al primo volume degli Opuscoli vichiani, pp. xiv-xvi, gravato dagli anni e più da’ malori, pianse dalla letizia». Tuttavia soggiunse che, « dopo la morte del padre, pochissime cose aveva potuto raccogliere, essendo stata la maggior parte involata da’ suoi familiari » : involamento sul quale non pochi dubbi ha sollevati testé il Nicolini (in Vico, Opp., Vili, 314-15). A ogni modo, avuto da Gennaro il poco ma non pochissimo che questi possedeva ancora, il Villarosa si diè a frugare in biblioteche pubbliche, conventuali e private dell’ltalia meridionale, e ad avvalersi di amici e corrispondenti per far compiere indagini complementari in altre città d’ltalia, e segnatamente a Venezia. Così, per esempio, una sua gita nel convento di Santa Maria degli Angioli di Arienzo lo mise in possesso degli autografi di alcune lettere