Bibliografia Vichiana I

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DALLA SILLOGE DEL COSCIA A QUELLA DEL FERRARI

Villarosa, condotta con un criterio unico di divisione, sia pure soltanto estrinseco, è qua e là disordinata, in questa del Ferrari, nella quale vennero non già abbinati ma confusi un criterio intrinseco (la cosiddetta « logica connessione delle idee ») e un criterio estrinseco (quello della forma letteraria), regna il caos. Per esempio, il Carteggio, invece d’essere accodato, nel più perfetto ordine cronologico, all’ Autobiografia, è scisso da questa e frantumato in quattro parti, inserite ciascuna ora in principio ora nel mezzo ora alla fine delle quattro suddivisioni in cui sono ripartiti i cosiddetti Scritti scientifici : le Idee sui contemporanei di G. B. Vico, le Idee sulla poesia, le Idee sulla morale e sulla filosofia, le Idee diverse e curiosità letterarie. Inoltre, tra le orazioni non sono punto la seconda delle Orazioni inaugurali e la prolusione De mente heroica, comprese invece tutt’ e due tra gli Scritti scientifici, dai quali, per converso, sono escluse e, con questo, ritenute scritti non iscientifìci, la commemorazione della Althann, ov’ è pure la lunga e assai importante digressione storica sulla guerra di successione di Spagna ( Opp., VII, 143-50), e la rievocazione della Cammino, eh’ è tutta un succedersi di tanto profonde quanto peregrine osservazioni di psicologia morale. E ciò, quando tra gli « scritti scientifici » del Vico viene allogata roba che non è né scientifica né del Vico : per esempio, le autovantatorie epistole di monsignor Muzio di Gaeta (v. più oltre, parte seconda, sezione prima, capitolo quarto, numero 1, lettera è). Quanto al primo volume a prescindere dalla lunga introduzione su La mente del Vico, della quale si discorrerà nella seconda parte del presente lavoro (sezione quarta, capitolo secondo, paragrafo I, numero 2), in esso non sono del Vico se non quattro scritti che si sarebbero dovuti inserire, a dire il vero, nel volume sesto, e furono invece in questo primo, perché mandati all’ ultimo momento dal Villarosa al bibliografo e bibliofilo milanese conte Gaetano Meizi (1783-1852), che li comunicò a sua volta al Ferrari, insieme con soggiunge quest’ ultimo (p. xv)—« molti scritti inediti », che, se furono effettivamente inviati dal Villarosa, doverono andare dispersi, dal momento che non li si ritrova né in questo primo né negli altri volumi dell’ edizione, e nemmeno nella ristampa che si fece di questa nel 1852. Comunque, alle pagine 278-79 è dato, quale saggio, il paragrafo 7 delle allora inedite Institutiones