Bibliografia Vichiana I

RISTAMPE DELL’EDIZIONE FERRARIANA

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volta: «Opuscoli vari di Giambattista Vico ; cioè scritti scientifici, orazioni, iscrizioni e poesie con un facsimile della sua scrittura » : con che, come del pari vede ognuno, venne riprodotto il sesto volume della Ferrariana, con in più, tuttavia, un sonetto (Opp., Vili, 218) e le Annotazioni sopra gli « Annali » di Cornelio Tacito (v. sopra pp. 84-85). Ultime a vedere la luce furono quelle che sarebbero dovute essere le due parti del volume secondo, le quali, per altro, nell’esemplare che chi scrive ha presente, non recano alcun occhio e alcun numero d’ordine. Bensì il frontespizio dell’una (di pagine 535) è : « Opere di Giambattista Vico, cioè De universi iuris uno principio et fino uno con la versione del professor Errico Amante ; De constantia jurisprudentis liber alter » : libro secondo, tuttavia, che manca e venne dato, invece, nell’altra parte dal titolo « Opere di Giambattista Vico : cioè De constantia jurisprudentis liber alter, ad amplissimum virum Franciscum Venturam, a regis consiliis et criminum quaestorem alterum, dicatus ». Avvertire, per ultimo, che alle pagine 321-24 di codesta seconda parte è inserita per la seconda volta la dedica della miscellanea per le nozze Carafa-Borghese (v. sopra pp. 99 e 106-107), data già nella seconda parte degli Opuscoli. Ristampa accresciuta, ma, quanto a correttezza, peggiorata della Ferrariana seconda è quella che i fratelli Domenico e Antonio Morano, proprietari in Napoli d’una tipografia chiamata allora « de’ Classici latini » e che, attraverso non pochi cangiamenti di sede e di nome, esiste tuttora, affidarono, intorno al 1858, a un avvocato Francesco Saverio Pomodoro, del quale non si può dire altro se non ciò che appare dagli svarioni che s’incontrano nelle sue traduzioni vichiane : essersi egli assunta la non lieve fatica di rivedere le bozze di tutte le opere del Vico e di tradurne ex novo parecchie senza intenderle troppo. Comunque, i sei volumi della sua edizione, salvo due spostamenti relativi all’ Autobiografia e al De rebus gestis Antonii Caraphaei, furono ricalcati pedissequamente sui volumi 11-VI della Ferrariana seconda. Primo a vedere la luce fu nel 1858 proprio il primo (di pagine 269, più tre numerate), il quale col titolo « Opere di Giambattista Vico », ripetuto in tutti gli altri, e il sottotitolo « volume I, Autobiografia, Dell 1 antichissima sapienza degli italiani, versione italiana di Francesco Saverio Pomodoro » (col testo latino a piè di pagina riproduce il secondo volume della Ferrariana, con in 10