Bibliografia Vichiana I

CARTEGGIO

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orare a questo l’ultima parte del secondo volume degli anzidetti Opuscoli (1818), più che alle lettere pubblicate già prima di lui, preferì attingere a un gruzzolo di cinquantaquattro quasi tutte inedite, ch’egli era riuscito a procurarsi, negli originali o in copie, da vari fondi, e delle quali un compiuto elenco, che non è il caso di ristampare, venne esibito dal Nicolini alle pagine 40-41 dell’ Appendice al Secondo supplemento mentovata sopra (p. 2). Di certo, non s’intende a quale criterio obbedisse il benemerito marchese nel lasciarne da parte parecchie ; e, analogamente, molto arbitrarie sono le raffazzonature e le mutilazioni intruse da lui in quelle che si risolse a pubblicare. Comunque, per opera sua videro e, in qualche caso, rividero la luce nove lettere al padre Ciacco, tre al cardinale Lorenzo Corsini, una a Nicola Giovo, due a monsignor Muzio di Gaeta, una «al signor don Francesco » (anche in questa silloge villarosiana divenuto inesattamente Francesco Solla), una a Giulio Cesare Mazzacane (che, per altro, è una dedicatoria), una al duca di Laurenzano, una a Nicola Concina, una al De Vitry, una all' Esperti, una al De Angelis, una a Tommaso Russo, una a Giovanni Barba, una a Giuseppe Pasquale Cirillo (quella del 1738), una di Massimiliano Emmanuele di Baviera, una di Eugenio di Savoia, tre del cardinale Lorenzo Corsini, una del Cardinal Neri Corsini (data già ne.lVAggiunta alVAutobiografia), una del Cardinal Troiano Acquaviva d’ Aragona, cinque del padre Ciacco, due di Nicola Concina, una di Daniele Concina, una di Giuseppe Athias (anch’essa data già nell’Mggiunta airAutobiografia), una di Tommaso Russo, una del conte Gian Artico di Porcia, una del padre Michelangelo Franceschi da Reggio Emilia, due di Tommaso Maria Alfano, una del duca di Laurenzano, cinque di monsignor Di Gaeta, una di Biagio Garofalo, una del padre Tommaso Minorelli ; in tutto (diffalcando la dedicatoria al Mazzacane e le due duplicazioni costituite dalle lettere di Neri Corsini e dell’Athias) cinquantadue, alle quali, tuttavia, sono da aggiungere una al conte Antonio Coppola e una a Francesco Serao, che, scritte in latino, vennero allogate dal Villarosa nel quarto volume degli Opuscoli (1823), contenente appunto i piccoli scritti latini. Riedita nel 1834 dal Corcia e data poi, per pochi brani scelti, dal Michelet nelle OEuvres choisies de Vico, questa prima edizione del Carteggio, decurtata delle note con cui il Villarosa la aveva illustrata, passò, diversamente ordinata o disor-