Bibliografia Vichiana I

CARTEGGIO

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Schlósser trovava nella Biblioteca Nazionale di Vienna, tra le carte del principe Eugenio di Savoia, e comunicava in copia diplomatica al Croce, la stesura definitiva della lettera-dedica al Savoiardo, della quale si conosceva sin allora soltanto la minuta. Di codesti nuovi trovamenti tenne conto il Nicolinì, quando nel 1929 attese a ristampare, in una seconda edizione deli’anzidetto volume quinto delle Opere, anche il Carteggio, che, per tal modo, venne a comprendere ottantasette lettere, più due frammenti e un biglietto, cioè, in unum, trentasei numeri in più dei cinquantaquattro della vecchia edizione del Villarosa. E, oltre che di nuove annotazioni, codesta meno esigua silloge s’arricchì anche d’una particolare appendice, contenente ciò che scrivevano del Vico, in loro lettere ad altri, Antonio Rinaldi, Biagio Mai oli d’Avitabile, un anonimo corrispondente napoletano di Apostolo Zeno (forse Matteo Egizio), Nicola Galizia, il conte Solaro di Breglia, Anton Francesco Marmi, liberto Benvoglienti, Pietro Metastasio, Giovan Nicola Bandiera, Pietro Giannone, monsignor Celestino Galiani, Bernardo Tahucci. Le ricerche posteriori non riuscirono del tutto infruttuose. Purtroppo sebbene il padre F. Mandelli, nella sua Vita del Calogerà, inserita nel volume XXVIII della Nuova raccolta di opuscoli scientifici e filologici (Venezia Occhi, 1775), racconti (p. 25) che l’abate camaldolese « ebbe la diligenza di conservare le lettere e di farle legare in volumi distribuiti ad anno, sicché ne lasciò » alla libreria del suo convento veneziano «ben sessanta grossi volumi», e sebbene nella «serie dei nomi di quelli coi quali esso ebbe letteraria corrispondenza » l’anzidetto Mandelli annoveri « Vico Giambattista » quella libreria, trasferita lungo il secolo decimonono nel convento camaldolese romano di Monte Celio, finì poi con l’andare dispersa, e tra gli spezzoni acquistatine dalla Vaticana e dalla Vittorio Emmanuele di Roma non è capitato alcuno di quei volumi di corrispondenza. Ma, d’altra parte, il Nicolini rinveniva, rilegato e quasi nascosto in calce all’esemplare postillato del Diritto universale della Nazionale di Napoli (v. sopra p. 33) l’originale della lettera dell’abate Biagio Garofalo del 17 settembre 1721, nota soltanto attraverso il testo, mutilo per circa una metà, dato dal Villarosa, e lo pubblicava, nella sua forma genuina e col titolo Una lettera semi-inedita a Giam-