Bibliografia Vichiana I

NEI MINERALI »1 GIUSEPPE CAPECE E CARLO t)t SANGHO

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dal libraio Baiti (ter ventisei scellini ; tornò finalmente in Italia e poco prima del 1904 entrò tra manoscritti della Società napoletana di storia patria, ove reca la segnatura XXVI. d. 11. Un fugace e inesatto accenno a quel Ragguaglio faceva nel 1835, nelle CEuvres choisies de Vico, il Michelet, il quale avvertiva di dovere la comunicazione di quel « petit ouvrage manuscrit à l’obligeance de M. Ballanche », che, a sua volta, dovè procurarsi, o magari soltanto vedere, quel « manuscrit » durante la sua dimora napoletana del 1824 (cfr. più oltre parte seconda, sezione terza, capitolo secondo, paragrafo I, numero 4). Due anni dopo (1837) l’opera veniva resa pubblica ma non nella stesura definitiva, restata sconosciuta sino al 1939, bensì nella prima da Giuseppe Ferrari alle pagine 343 - 401 del primo volume della sua prima silloge. Ma, a dir vero, fu edizione tanto più cattiva in quanto esemplata su una copiacela zeppa di errori fatta eseguire, pel Ferrari stesso, dal Villarosa su altra settecentesca che il buon marchese possedeva, e sulla quale lo studioso lombardo non pensò a far collazionare il testo se non a stampa già ultimata: ragion per cui dovè aggiungere in fine un errata-corrige interminabile e, ciò non ostante, ben lontano dali'additare tutti gl’innumeri svarioni. Comunque, se l’edizione Ferrari, emendata alla meglio con l’aiuto dell’erratacorrige anzidetto, fu ristampata dallo Jovene (1840), dal Ferrari medesimo (1854) e dal Pomodoro (1860), il Nicolini ha pubblicato invece nella sua edizione delle Opere (VI, 301-62) la redazione definitiva arricchita d’uno spoglio delle varianti di pensiero di quella antecedente. E poiché, nell'attendere, in un secondo momento, a una versione italiana, ancora inedita, dell’opera, s' è avveduto d’una decina di errorucci sfuggitigli nella revisione delle bozze, li ha rettificati alla pagina 265 dell’ottavo volume della silloge ora citata.

III ISCRIZIONI E DISTICI NEI FUNERALI DI GIUSEPPE CAPECE E CARLO DI SANGRO

Le vittime più cospicue della sopramentovata coniuratio erano state Giuseppe Capace, morto il 27 settembre 1701 battendosi con la sbirraglia sulla montagna di Santa Maria Inco-6