Bibliografia Vichiana I

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PICCOLI SCRUTI STORICI

erronea del 1715 (che, come s’è visto, è quella della copia), ma v’introdusse molte arbitrarie correzioni di lingua, che talora alterano il senso. Collazionata sulla copia anzidetta e restituita nella sua forma genuina, la dissertazione ha rivisto la luce nella silloge del Nicolini, volume VI, pagine 389-400. 2. Gli Annali di Tacito al lume della Scienza nuova : abbozzo di commento. « Questa scrittura scrive lo Jovene, che la stampò per la prima volta nella sua silloge (volume ultimo, pp. 409 sgg.)si conserva dall’egregio signor marchese di Villarosa, tutta di carattere del Vico ». E, sebbene oggi codesto manoscritto sia andato disperso, le frequenti coincidenze del testo Jovene con la seconda Scienza nuova lasciano dubbi tanto minori sulla paternità dell’abbozzo che ci occupa, in quanto, come si vedrà nella seconda parte del presente lavoro (sezione seconda, capitolo secondo, paragrafo I, numero 8), di commentari vichiani a Tacito ancora inediti presso Gennaro Vico parlerà nel 1787 Federico Mùnter. Comunque, il testo Jovene è cosa affatto diversa da certi appunti sugli Annali tacitiani, che, serbati tra le carte vichiane ora della Nazionale di Napoli, vennero messi insieme nel 1738 da uno zio paterno del Villarosa, chiamato anche lui Carlantonio e allora discepolo del Nostro, poi avvocato, per ultimo oratoriano (Villarosa, negli Opuscoli del Vico, I, pp. xviii-xix). Basti dire che il testo Jovene offre un commento ai soli primi sette capitoli del primo libro, laddove negli appunti del Villarosa senior il primo libro viene esaminato per intero insieme col principio del secondo ; e che il testo Jovene esibisce, per quei sette capitoli, una redazione cinque volte più ampia e soprattutto molto più vichiana degli appunti del Villarosa, i quali, oltre che non esorbitare quasi mai dalla glossa meramente lessicale o grammaticale, omettono precisamente ciò che rende interessante il testo Jovene: il tentativo d’illustrare Tacito al lume della filosofia politica della Scienza nuova. Qualcos’altro di pari interesse si possederebbe, qualora non fossero riuscite vane tutte le indagini per rinvenire quell’esemplare di Tacito, che, in una lettura ripetuta trentasette volte, il Nostro aveva gremito di postille autografe, e ancora ai principi del secolo decimonono era posseduto da Gennaro Vico (Villarosa, negli Opuscoli vichiani, I, p. xv). A ogni modo, il testo Jovene è stato ristampato