Dall Adriatico al Ponto ammaestramenti storici
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al mare e sicura delle sue potenti basi nella Dalmazia e nella Bosnia-Erzegovina. Noi abbiamo messo nell'Adriatico qualche gran guardia, cioè, a dire servizi di navigazione, consolati, scuole, una stazione radiotelegrafica, ma tutte cose in perfetta indipendenza le une dalle altre e quasi in balia di sè medesime : sotto Prevesa abbiamo i servizi con la Grecia. Dopo il Pireo, saliamo a Salonicco, tenendo poscia sguarnita quasi tutta la costa da quell’emporio a Costantinopoli ; passiamo il Bosforo ed andiamo ad Odessa donde scendiamo per entrare nel Danubio, che percorriamo fino a Braila, per poche decine di leghe nel suo corso. Eppure il Danubio, che per la convenzione di Parigi del 1856 è aperto alla navigazione internazionale, forma per importanza commerciale il secondo sistema di navigazione interna dell’Europa e fu per i romani, come lo è oggi per gli austro-ungarici, i russi, i romeni, i serbi ed i bulgari, il grande mezzo di penetrazione nell’Europa centrale (le flottiglie romane ne risalivano il corso fino a Vienna : Juliobona o Vindobona) una ci addita una via per conquistare la quale dovremmo fare i più grandi sacrifici anche se non sapessimo che possiamo raggiungere l’intento con pochissima fatica. Occorre soltanto definire il nostro programma almeno sotto l’aspetto commerciale. Che cosa ci costerebbe di mettere un servizio sussidiario fra Braila e Belgrado con piroscafi atti a supererò la magra d’estate delle Porte di Ferro e stringere trattati speciali con la Romania, la Bulgaria e la Serbia, dove dovrebbero trovarsi capaci ed onesti agenti commerciali ? Compiuto questo progetto, che non richiede nò spesa, nè tempo, ma soltanto un poco di buona volontà, ammesso che la volontà arrivi a farsi strada fra di noi, bisogna tornare agli ammaestramenti di Roma e trovar modo che alla via Egnatia sia sostituita quella strada ferrata che da Kladovo sul Danubio sarebbe dovuta arrivare, con varianti più o meno notevoli, a ripristinare le comunicazioni dei tempi più belli della nostra antichità fra l’Adriatico ed il Danubio. Le relazioni fra l’Adriatico e il Ponto lo sapevano meglio di noi le popolazioni preistoriche si sono sempre tenute per la via più breve, o salendo il Danubio e la Sava per uscir nel Quarnero, o, traversando le Alpi, o il paese che fu già il Sirmio e il Labeazio. Ma l’ltalia si convincerà che questo è un programma d’azione, pratico, originale e propriamente italiano ? Ha l’ltalia pensato mal che tiene a sua disposizione forze morali di cui nessun’altra nazione può disporre ? Chi meglio dell’ltalia potrebbe stare col Montenegro, colla Romania, e poi con bulgari e serbi ed albanesi? Anche a Creta, è caro il nome d’ltalia. La politica che noi facciamo non solo non è attiva, ma è di danno incalcolabile a tutti i nostri interessi. Abbiamo paura anche di sviluppare una politica commerciale. Provvediamo dunque perchè col mare che Iddio ci diede, ci sia conservata la nostra influenza se non vogliamo diventare una Svizzera in mezzo al mare od essere semplicemente una terra di transito. Carità di patria impone molti obblighi che dal 1878 ad oggi, quasi in treut’auni, non abbiamo ancora saputo che cosa esattamente essi siano. Speriamo che non ci lasceremo più a lungo cullare nelle illusioni e invece di allarmarci inutilmente o di prostrarci come facciamo a chi ci carezza e blandisce, troviamo il coraggio delle proprie azioni preparando ai prossim