L'artiglieria all'assedio di Padova nel 1509

18

gettato «sotto gli auspizii dell*eccellentissimo consiglio di X». Una ghir landa di fiori vi si rivolge sopra a spirale: ricorre sugli orecchioni l’anno della fusione 1551, ma il nome del personaggio, che forse a sue spese fece fondere il pezzo, non è chiarito nè dalle sigle nè dallo scudo che sopra vi è improntato ( l ). Due altri falconetti sono di fabbrica francese, come si riconosce dai fiordalisi. Nell’uno i gigli ornano la volata e più sotto pende dalla corona il toson d’oro: nell’altro, lavorato con molta semplicità, sono appaiati lo scudo dei tre gigli e quello della biscia ondeggiante in palo. Questi due falconetti invece di essere tondeggianti sono terminati da facce piane poliedriche. Finalmente il quarto falconetto mostra sulla gioia della bocca una sfinge in rilievo, ed è tutto sparso di fiorellini simmetricamente disposti somigliantissimi a quelli dei sempre-verdi che ornano i giardini. E il più pesante dei quattro; il che si scorge confrontando i numeri in culatta che segnano computato a libre grosse il peso dei singoli pezzi ( 2 ). Queste minori artiglierie, più mobili e di più facile maneggio, si trovano mentovate nella lettera che i ‘Rectores Paduae et Provisores generales scrivono al Doge in data 3 settembre 1509 « le miglior artelarie [che] Inibiamo et ce bisogni più adoperar cura mazor strage de li inimici sono i falconeti; però essendone rotti 4 ce vien a inanellar la miglior arma [che] Inibiamo, pregamo la Serenità Vostra se degni cum ceUerità mandarne fin a X et più se la potrà » ( 3 ). Qualche altro lume su quest’ argomento si può avere dal « Contio dele artelarie, del Castelvecchio et monition de Padoa » ( ! ). Il castello di Padova - ora Osservatorio astronomico - « dove usano i Veneziani tener molti pazzi e quelli massimamente che parlano contro il governo loro » ( r> ) non dissimile perciò dalla Bastiglia, la « scellerata mole » parigina, serviva pure di arsenale. M. Antonio Grimani podestà, avendovi trovato « arteglierie molto belle », ordinò che fossero «governate et nettate». Il 5 aprile 1553 se ne stese l’inventario dove son descritte

(i' ( Secondo il Blasone Veneto ben 14 famiglie hanno scudo attraversato da banda ; mancando i colori non può decidersi a quale appartenga, I/C sigle A L fanno pensare ai Lippomano dei quali a metà del secolo XVI vi erano un Andrea ed un Alvise. Se le sigle F. C. fossero abbreviazione di Jaciendum curavit sì potrebbe supporre che il cannone fosse stato fuso a spese dell’uno o dell’altro di questi due, che furono uomini di chiesa e l’Alvise, illustre nella diplomazia pontifìcia, vescovo di Bergamo. {2) Antiche incisioni mostrano il modo come si praticava la pesatura dei cannoni, con la stadera e la capra. (3) L’assedio di Padova del ijoq in correlazione alla guerra combattuta nel Veneto dal maggio all’ottobre di Polibio Zanetti; in Nuovo Archivio Veneto, Tomo 11, 1891, pag. 146-7, (4) Inventario d'armi e munizioni nel castello di Padova j aprile iJS3, pubblicato da Domenico Urbani de GheltofT ; Padova, 1866, (5) L. Da Porto, op. ctt., lett. 7.