L'artiglieria all'assedio di Padova nel 1509
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Le colossali bocche da fuoco furono senza indugio, nella notte dal 15 al 16, condotte alle posizioni assegnate, trascinandole a forza di braccia con funi legate e agevolando il moto con leve e con rulli. I lavori erano diretti dall’ imperatore in persona « pazientissimo alle fatiche, scorrendo il di e la notte per tutto et intervenendo personalmente a tutte le cose » (*). « Giunta che fu l’artiglieria in campo venne di subito posta di contro alle mura tra la porta di Savonarola e quella di Codalunga... dove si è battuto a questi giorni con grandissimo rumore e fu gettato a terra gran pezzo di muro» ( 2 ). Qui era lo sbocco della via di Vicenza «la parte all’imperatore più comoda » e qui si fece sentire il primo e formidabile urto. In qual modo le bombarde tedesche fossero messe in batteria è dimostrato dalla vignetta già riprodotta. Posavano sopra fortissimi letti (i tedeschi li chiamavano Gefàsse ) di noce o di olmo ; alcuni senza ruote a guisa di casse giacenti a terra ; altri con quattro piccole ruote non a raggi ma piene. Protette da un parapetto formato con ceste o gabbioni intessuti di vinchi e ricolmi di terra e di sassi, sparavano in barbetta : altre volte fra i gabbioni lasciavansi piccoli intervalli vuoti, donde come da una cannoniera si scaricava. S’alzava e s’abbassava la bocca del pezzo nel prender la mira e con zeppe e con rozzi congegni. Non risulta che nell’assedio di Padova sia stato adoperato l’antico cannone di ferro, raffigurato nella illustrazione stessa, detto il compagno per l’uso che ne facevano di gettar corpi nell’aria d’ambo le bocche disposte a squadra. Vi si vede pure una lunghissima quartana ( Kartaune ) che, com’era di regola, serviva ad intronare qua e là il muro prima di tirare in mezzo con grosse bombarde. Queste con la bocca a tromba e la culatta incampanata, eran legate all’affusto con fortissime funi perchè non potessero rinculare nè sobbalzare. Gli imperiali scavavan pure trincee (cave e strade coverte), sebbene i trinceramenti come ogni lavoro d’approccio fossero resi difficili dall’acqua che tosto scaturiva a piccola profondità : « poco possono andar cavando senza trovar acqua, il che è una delle fortezze di Padova » ( 3 ). Ogni pezzo non appena messo in batteria apriva il fuoco e lo continuava di notte e di giorno senza interruzione. Il pauroso rimbombo delle cannonate annunciava a gran distanza, fin nelle lagune, il mal giuoco cominciato. Cosi stretto era il cerchio di ferro intorno a Padova che dal 14 in poi nessuna lettera più giunse a Venezia ; ma vi giungeva l’alta voce
(t) La Historia d’ltalia di M. Francesco Guicciardini, Venezia, MDCXVI, 1. Vili, pag. 234. {2) Da Porto, op, cit., lettera 30. pag. 121. (3) Mo Iti importanti particolari si possono pure rilevare dal disegno intitolato Padua Bdegerung che si vede a pag. 342 nel Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen Jes allerhochsten Kaiserhauscs, se eh si or Band; IVien 18SS. Der Wcisskunig nach den Dictaten und eigenhandigen Aufzeiclmungcn Kaiser Maximilians I. Herausgcgcben von Alwin Schultz.