L'artiglieria all'assedio di Padova nel 1509

46

Ristabilite le consuete comunicazioni con Venezia e trasmessavi la lieta novella, Sanato augura ai partenti il buon viaggio con queste parole: « come despera di si son levati et partiti in soa malora, et andati verso Vicenza con gran vergogna loro et hanno bruzà li loro alozamenti » (•). Prima di partire impiccarono agli alberi 7 Padovani fuorusciti; «altri 400 ve ne erano quali morene di fame la più parte e convengano per viver atender a li cavalli, et sono tratadi come zudei e malvisti da oltramontani ». Nondimeno ad un consiglio di guerra parteciparono Antonio Capodivacca e Achille Borromeo, Nella ritirata, diretta dall’imperatore con abilità ed intrepidezza mirabili, i vinti si sparpagliarono per vie diverse secondo le regioni alle quali tendevano, e secondochè imponeva la necessità di trovar viveri e foraggi nel paese esausto. Un grosso riparto di Tedeschi passò la Brenta al ponte di Vigodarzere, poi ne bruciò perfino le palafitte. Le genti del duca di Ferrara, i Mantovani e i Pontificii s’incamminarono verso Bovolenta. Inseguiti abbandonarono il 2 ottobre una ricca preda; lo stesso Cardinal d’Este si salvò a stento con cinque cavalieri. Nei Diarii (') è riportata la « Poliza del butin fato in Bovolenta per Zuan Griego et altri, e condotte poi le artellarie a Padova sul Pra de la Valle : Boche de artellarie 25 suso le sue charete e li soi cavali, ossia: Uno canon di bronzo buta piere di lire 40 uno cortaldo di bronzo buta piere di lire 50 do falconi di bronzo buta piere di lire 6 do charete con 4 mode per una con falconetti sei, zoè tre per una di ferro tre canoni di ferro buta piere di lire 12 sette falconetti piccoli di ferro do falconetti che buta halota di fero di lire 3 un falconetto; resta a condur a Padova do falconetti di ferro». Il peso dei prò]ertili, cui qui si accenna, se fu determinato in libbre padovane di gr. 486, variava tra chilogr. 24 circa e chilogr. 1.500. Oltre questi 25 pezzi caddero in potere dei Veneti «60 carni di pane formaggi candele di sevo fermento cavalli selle e fornimenti». Alquanto diverso è il racconto di Jacopo Bruto: il 2 ottobre egli dice i cavalleggeri struttoti «iverunt ad castrum Bnvolente et ibi ceperunt circha pedites 150, buchas 2S artellariarum Teutonicorum inter quas erant tres buche que projeebant balotas ponderis librarum 180 pro quaque, residuum erant falconeti et canoni, et ceperunt circha 150 archibusios et multas

(1) Sasuto, IX, 2282C6, (2) Sa.nlto, IX, 229-233,