La critica e l'arte di Leonardo da Vinci
188 PARTE SECONDA
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Lo sfondo dell’ « Adorazione dei Magi», che occupa una parte relativamente importante della superficie del quadro, è avvolto in una luce chiara, perchè dà sull’aperta campagna. Ma per fare apparire le immagini come sprazzi di luce, Leonardo ha bisogno di risaltarle su una base scura, onde abbassa il primo piano e lo limita a guisa di avvallamento, le cui pareti convergono ombrate, perchè non possono ricevere la luce diffusa nel piano superiore. Nelle opere immediatamente successive, il « S. Girolamo » della Pinacoteca Vaticana e la « Vergine delle rocce » del Louvre (Fig. 17), lo sfondo oscuro sì estende, occupa tutta l'altezza della superficie, e lascia intravvedere la aperta campagna in punti limitati, interrotti, per suggerire appena l’aperta chiarità della luce, come effettivamente esterna alla scena. Anzi nella « Vergine delle rocce », i sassi oscuri sì avanzano sino sopra le figure, per contenerle vieppiù, per costituire una vera e propria grotta, motivo artificiale che vuole sostituirsi all'ambiente chiuso.
La visione dell’artista s’accorda pienamente con la coscienza del critico. « Grandissima grazia d’ombre e di lumi s'aggiunge ai visi di quelli che seggono sulle porte di quelle abitazioni che sono oscure, e gli occhi del riguardatore vedono la parte ombrosa di tali visi essere oscurata dalle ombre della predetta abitazione, e vedono alla parte illuminata del medesimo viso aggiunta la chiarezza che le dà lo splendore dell’aria». Alla constatazione del critico, la fantasia dell'artista aggiunge la trasformazione dell'abitazione in una grotta, una abitazione tinta di poesia e di mistero che non dispiace al sognatore. È sera nella grotta ; la luce è lontana, giunge fioca « con un certo riscotimento, che si pò più tosto dimandare tremore che