La critica e l'arte di Leonardo da Vinci
L'ARTE DI LEONARDO 189
movimenjto », con la leggerezza dell’alito, a carezzare i piani ondulati delle carni, a svoltare qualche chioma di seta, a trillare in qualche piega di stoffa, a punteggiar qualche fiore ; poi si sottrae dalla grotta per rivelare acque lontane e spandersi libera in cielo.
L’uomo delle tempeste e delle battaglie, l’uomo del tumulto drammatico dei « Magi», si raccoglie a sera timidamente in una grotta per trovar l’arte sua. Poche immagini attorno una veste nera, senza azione, accomunate, assai più che dalle pose, dalla luce fioca che le rivela appena, e infonde loro, come nelle cose attorno, il senso panico della natura a sera. Il corpo dell'angelo s’intravvede appena, il corpo della Madonna non si vede affatto : contro i ripetuti precetti del critico, l'artista non rileva i corpi. Una massa cromatica piatta è il corpo della Madonna, donde esce per un capriccio della luce l’attortigliato gioco di pieghe d'un risvolto.
Chi cerca la costruzione dei corpi dei putti non la trova. Già, l’anatomista sperimentatissimo non la cura, perchè vuol piani ondulati, vuol danze lente di luce. Sacrifica la forma costrutta, come sacrifica il colore, al suo gusto, al suo sogno di una luce a sera. Cos'è rimasto del sapiente, dello scienziato? La fantasia arde ogni esperienza della realtà. L'artista contempla i suoi fantasmi, che si ritraggono nell’ombra per es-
sere più raccolti fra loro; egli ode un respiro d'amore di ritmo lentissimo.
E # E
La « Vergine delle rocce » è un quadro finito. L’ « Adorazione dei Magi » e il « S. Girolamo » non sono finiti. Leonardo ha scritto sull’importanza dell’abbozzo come sintesi dell’opera da crearsi, e ha scritto dell'apparenza di « non finito » assunta dalle cose vedute di lontano.