La legazione del cardinale Antonio Berberini nella Guerra del Monferrato

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Se questo condizioni fossero state presentato dal M azzanno, forse sì sarebbe potuto evitare la rottura tra i ducali ed i regi, ma il Mazzarino lasciò correre le cose per la loro china, obbligando così Carlo Emanuele a tentare la fortuna delle armi (1). Vennero i ducali a battaglia campale coi Francesi, ma ebbero la peggio: i regi allora, imbaldanziti dal proprio successo, si volsero contro il marchesato di Sa lazzo e, prima che i duchi potessero recarsi sul luogo, s'impadronirono di Saluzzo, Revello od altre terre (2). Qualche giorno dopo, il '2l. luglio 1630, Mantova capitolava. La resa di Mantova fu l'ultiino colpo per la vira di Carlo Emanuele, il quale dopo brevissima malattia, moriva il 26 dello stesso mese: cosi ebbe fine il monarca valoroso, che ebbe la Moria d'aver / o provveduto alla propria dignità con le armi in pugno, fra l'universale ignavia : d'aver ricuperato all'ltalia il marchesato di Saluzzo; d'aver dato il primo grido per l'indipendenza: d'aver introdotto il Piemonte nel grande equilibrio europeo ; d'aver aspirato, finalmente, alla Lombardia, impresa che fu compiuta ai nostri giorni con tanta fortuna da trarre seco la redenzione di pressoché tutta rifai ia. La notizia della morte di Carlo Emanuele fu accolta diversamente dai vari monarchi d'Europa, e mentre il Xevers, il pontefice, i Veneziani ed i Francesi ne provarmi piacere « come uno dei principali intoppi alla pace tolto di mezzo » (3), la Spagna e la Germania ne furori malcontente, temendo che Vittorio Amedeo, influenzato dalla moglie Cristina, verso la quale, nonostante qualche torbido di gelosia, serbava mi profondo e riverente affetto, inspirato dagli alti suoi natali, dalla bontà dell'ingegno, dalla bellezza delle formo e dalla squisitezza. dei modi soavi e dignitosi, inclinasse alla Francia. La soddisfazione per la morte del duca di Savoia, a. Roma, fu temperata dalla resa di Mantova: resa, che portò costernazione grandissima, aumentata dalle minacce del Vallesteìn. il quale andava ricordando. forse con proposito d'intimidire Cibano Vili, gli orrori del sacco di Roma, e dal malvolere del l'impera toro contro i Veneziani e contro gli ecclesiastici (4): ma. sottilissimo politico. Cebano seppe nascondere i timori concepiti sotto apparente cordialità, e non trascurando qualsivoglia mezzo per appianare le difficoltà, mentre scrive a Vienna « d'usufruire della gloria riportata per una pace stabile in Italia » (6), non tralascia di accarezzare il Vallesteìn. bucino potente, che era in grado di spalleggiare i loro interessi prosso l'imperatore: e colma, di onori la regina d'Ungheria, la quale commossa « da si manifesti segni di benevolenza e di stima, si adopera a ben disporre l'imperatore verso la Corte di Roma » (6).

(1) Vedi Ricotti, opera citata, voi 4° pag. 311 (2) Vedi Ricotti, opera citata, voi. 4° patr, 311. (3) 10 Agosto 1080. F. Barberini al ballotta (Arch seg del Vat., Cifre di Germania. N, 120, Foglio 155. l)oc XLIII (lì 20 Luglio 1680. TI Palletta a F. Barberini (Ardi. seg. del Vat., Cifre di Germania. N 120, Foglio 154, Doc XLT). (5) 3 Agosto 1630. F. Barberini a Bocci (Ardi. seg. del Vat., Cifre di Germania. N 120, Foci io 152, Doc. XL), UT) 3 Agosto 1630. F. Barberini a Bocci (Ardi. seg. del Vat , Clfredi Germania , N 120. Foglio 152. Doc. XL)