La politica antitaliana in Austria-Ungheria

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ALESSANDRO DUDAN

Jelacich e, ricevuto con gran pompa in solenne udienza pubblica dall' imperatore, commoveva con un suo altisonante discorso patriottico fino alle lagrime le arciduchesse e le dame di corte. Partito da Innsbruck con nuovi incoraggiamenti ed aiuti della corte giunto ai confini della Croazia, gli piombava sul capo, pubblicato dai giornali, il decreto di bando e di morte. Pare, che Jelacich non se ne sia preoccupato molto; continuò la sua azione, si pigliò anche delle sconfitte, ma non interi due mesi dopo un nuovo decreto, firmato dallo stesso Ferdinando I, lo riponeva in carica e in onori. Di nuovo Wessenberg, raggiunto ancora in letto dalle rampogne dei segretario di stato ungherese Puiszky, rispondeva: « Anche questo avvenne dietro alle mie spalle; io non ne so proprio nulla e nulla posso dirle ». Un mese dopo, nell’ ottobre, quando la camarilla ritenne ormai giunta il momento di agire apertamente con mano armata, Jelacich era nominato gèneralissimo di tutte le truppe fedeli in Ungheria. Radetzky aveva comunicato ancor prima di Custoza ai ministri a Vienna, che, se avesse dovuto abbandonare l’ltalia, era deciso a venire in difesa della dinastia a Vienna e mandava intanto a corte a far parte del consiglio della camarilla un suo fiduciario, il principe Schwarzenberg, pure uno dei più ricchi feudatari d’ Austria e cognato di Windisch-Graetz. Questi intanto a Praga continuava i suoi preparativi alacremente e dirigeva senza scrupoli nè tentennamenti le mosse della reazione, aiutato potentemente a corte dall’arciduchessa Sofia. Si trovò subito d’accordo con lei nel progetto di preparare l’avvento al trono di un sovrano più energico e più sveglio di mente e sano di corpo nella persona del giovane arciduca Francesco Giuseppe. L’ arciduchessa madre ne aveva già parlato a Mettermeli e continuò ad accarezzare il suo piano sempre all’insaputa di suo marito 1’ arciduca Francesco Carlo, che naturalmente avrebbe dovuto esser persuaso a rinunciare ai suoi diritti di erede al trono. Però c’ era ancora tempo, bisognava attendere i 18 anni, la maggiorità del tìglio. Windisch-Graetz, che non era uomo di molte parole, si mise subito all’ opera : fece nominare ad aiutante generale dell’imperatore una delle cariche militari più influenti e corte, e perchè in contatto continuo con la pei'sona del sovrano, e perciò guardata con somma cura e gelosia delle alte sfere austriache di tutti i tempi il principe Lobkowitz, suo amico intimo e pure uno dei più cospi-