La politica antitaliana in Austria-Ungheria

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LA POLITICA ANTITALIANA IN AUSTRIA-UNGHERIA

Vienna nel 1867 durante la lotta contro il concordato col Vaticano, corresse adattando il detto ai nuovi tempi: « Aggiungete a queste sessanta famiglie dell’aristocrazia trenta o quaranta vescovi ed avrete la pura verità ». Ed ai giorni nostri, per esser più precisi e più esaurienti, dovremmo aggiungere tutti i comandanti iu capo dei corpi d’esercito e dell’armata, i quali ora dopo tante dolorose esperienze nei campi di battaglia più di frequente non appartengono all’alta aristocrazia, ma perciò nondimeno vi sono legati anima e corpo. Questi sono i veri fattori della politica austriaca ; essi vi portano il loro contributo agendo più o meno direttamente a corte, informando ed eseguendo gli ordini, ordinando le forze subalterne; poiché è tutta una diramazione complicatissima e delicatissima di organi attivissimi, che sta a disposizione di queste alte sfere in tutte le province, in tutti gii uffici principali: il luogotenente, cioè il capo di ogni provincia, un’autorità onnipotente nella sua provincia, è quasi sempre uno dell’alta aristocrazia; a capi degli altri uffici provinciali, persino a direttori delle scuole medie son nominate soltanto persone di fiducia del logotenente e del vescovo; i parroci e i cappellani, i conventi, ogni autorità militare, ogni posto di gendarmeria, fino nei più piccoli luoghi, sono ottimi strumenti di lotta delle alte sfere centrali di Vienna. E per mezzo di essi, con un’azione più o meno intensa, più o meno ordinata, che la camarilla tenta e spessissimo riesce a render vani i conati di un ministero o di un singolo ministro liberale e indipendente, che sventa al caso i buoni propositi di qualche maggioranza parlamentare e furbescamente lasciando la responsabilità formale della cosa pubblica ai finti poteri costituzionali regna e governa, fa l’alto e il basso nel paese con progressione crescente in ragion diretta della lontananza delle province dal centro del controllo parlamentare e dell’opinione pubblica, eh’è Vienna, dunque con il massimo di potenza effettiva nelle province di confine nel Trentino, nel Friuli, a Trieste, nellTstria, in Dalmazia al sud, nella Bucovina e nella Galizia al nord. Sarebbe certamente grave errore d’altro canto ritenere, che sempre ein tutto prevalga la volontà delle alte sfere; l’Austria ormai sarebbe una rovina, se qualche volta, nelle questioni più vitali, uno scatto energico dell’opinione pubblica o di un singolo ministro, cui meriti speciali diedero potere speciale, non avessero corretto