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Cantano i morti venoti o le vecchie fate istriane ? - Ahi! mal tu sali sopra il mare nostro, figlio d' Absburgo, la fatal Novara. Teco 1' Erinni sale oseura e al vento apre la vela. Vedi la sfinge tramutar sembiante a te davanti perfida arretrando ! E il viso bianco di Giovanna pazza contro tua moglie. E il teschio mozzo contro te ghignante d' Anton'ietta. Con i putridi occhi in te fermati e Г irta faccia gialla di Montezuma. Tra boschi immani d' agavi non mai mobiii ad aura di benigno vento, sta ne la sua piramide, vampante livide fiamme per la tenebra tropicale, il dio Huitzilopotli, che il tuo sangue fiuta, e navigando il pelago co '1 guardo ulula — Vieni. Quant' e che aspetto ! La ferocia bianca strussemi il regno ed i miei templi infranse: vieni, devota vittima o nepote di Carlo quinto. Non io gl' infami afoli tuoi di tabe marcenti o arsi di regal furore; te io voleva, io colgo te, rinato fiore d' Absburgo. e a la grand' alma di Guatimozino regnante sotto il padiglion del sole ti mando inferia, o puro, o forte, o bello Massimiliano. —