Un giudizio intorno a Venezia di uno scrittore marchigiano del secolo XVI

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pero ottomano e che i confini dei due stati in Albania e in Dalmazia tornassero come prima della guerra. I patti erano umilianti per Venezia, ma essa avea bisogno di una certa e presente pace, non d’ una speranza lunga di un futuro soccorso. La Repubblica fu fatta segno a fiere accuse di egoismo. Il biasimo non era nuovo e traeva massimamente sua origine dall’ odio verso uno stato italiano, che avea il fermo volere di essere sempre padrone dei propri destini, mostrandosi ancora forte e riluttante a piegarsi alle esigenze dello straniero, padrone di quasi tutta la penisola. Fra le accuse ingiuste, violenti, appassionate d'italiani e stranieri contro la vecchia Repubblica e tra le molte difese calde, acute e coraggiose, raramente mi venne fatto trovare un giudizio sine ira et studio. Giacché la verità ad essere esposta nella sua forma sincera trova sempre un ostacolo ne 1 fautori come negli avversari. Perciò non senza compiacimento mi arrestai al giudizio equanime e sereno di un dotto marchigiano del secolo XVI, che con fine acume non guardava solamente la faccia, ma cercava l’intrinseco delle cose umane. E quel giudizio mi parve dovesse essere volentieri conosciuto. Fra i manoscritti raccolti da Jacopo Nani per servire alla storia marittima della Repubblica , e depositati ora nella biblioteca del Museo di Padova, ho trovato la copia di uno scritto intitolato : Difesa della pace segnala dai Veneziani coi Turchi nel 1563, coir esposizione di tutte le ragioni per cui e stata firmata. In margine alle prime righe del manoscritto si legge questa nota ; a In questo sito principia un similissimo Mss. tra quei » del sig. Amedeo Svajer, il quale porta in fronte il nome » di chi 1’ ha composto e che s 1 intitola il sig. Siraonetti » da Fano ». Cesare Simonetti nacque da famiglia patrizia, che dopo essere stata signora di lesi, si trasportò, fin dal 1318, in Fano, graziosamente accolta dai Malatesta. Suo padre e suo