Venezia e la Lega di Cambrai

si accordava coi Veneziani per mantenere il ducato di Milano, riguardo al quale risorgeva la questione del diritto imperiale. Tale questione, poi, esisteva sempre per il dominio di terraferma di Venezia. Massimiliano ben si ricordava che la Repubblica era stata solennemente investita da Sigismondo {a. 1437) di tutte le terre e luoghi imperiali, e che poi aveva trascurato la ricognizione agl' imperatori (1), e come Federico 111 aveva considerato gli Sforza di Milano, che non avevano chiesta rinvestitura, come usurpatori, così Massimiliano considerava i Veneziani come offensori della legittima autorità imperiale (2). Questo sovrano ambizioso, sebbene avesse mezzi assai scarsi ed inadeguati ai suoi disegni, se non aspirò a diventar papa, come si credette (3), senza dubbio agognava al dominio temporale del papa (4) ; quindi il suo animo irrequieto non era di certo disposto ad accordi definitivamente concilianti. D' altra parte V impetuoso pontefice Giulio 11, che non si acconciava a veder menomato il dominio dello stato pontificio nella Romagna, insistette fino dal 1504 presso la Repubblica per avere la restituzione delle terre occupate, ma trovò in essa un’ ostinata resistenza, che si fondava sull’ argomento dell’alienazione fatta di dette terre dalla sede apostolica e da tutto il collegio dei cardinali a Cesare Borgia, e sul successivo diritto per Venezia di riparazione alle offese arrecatele dal Valentinó (5). Pare che a questa resistenza

(1) Romanin, o. c. V, pag. 126. (2) Heinrich Ulmann, Kaiser Maximilian /, Stuttgart, iqoi, 11, pag. 370. (3) Cipolla, Storia delle Signorie, Milano, Vallardi, 1881, pag. 81 1, nota 6. 14) Ulmann, o. c., pag. 380. (5) Romanin, o. c., V, pag. 172, 73. ,

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