Zenit

LA MORTE DI UN CIGNO.

La vita di Adolfo De Bosis fu tutta un dono alla famiglia, agli amici, alla Poesia. Ricordo quando, una volta, mi parlò de’ suoi bimbi. I suoi versi gli tornavano sulle labbra, nella halle del grande Albergo Milanese: „An he ne colgon echi, volgendosi attoniti, sette visetti arguti, rosei nidi ai baci mentre al segreto ritmo io tento s’accordi la vita con più dura arte, о Libro che non in te mai posi." Egli convitava, veramente, le anime. E l' ospitalità s’esercitava generosamente con quel lusso e quello splendido isolamento che fecero di Lui, in auree giornate della meravigliosa Roma il centro d’una sfera ideale. Egli era di quegli uomini, incredibilmente alti, che lavoravano maneggiando la greggia rude materia dela vita : e che, negli ozi rari, sapevano cantare con propositi. Per questo è, nella Sua Poesia, il linguaggio grave e severo, libero ed altero, degno di essere dato da uomini ad uomini come una salutazione augurale. E, la sua, è, in sìntesi, o, pera d’amore virile. E se bisógna credere alla giustizia storica nei destini della Poesiaio credo che alcune liriche di Adolfo De Bosis nele quali la forza anima la bellezza e la solleva non morranno. 11 Poeta che abbiamo perduto era degno di concatenarsi col Carducci e col Foscolo. Egli possedeva, in sommo grado, gli arcani psichici ed estetici che fanno del Poeta l’espressore perfetto di se e delle cose universali. Altezza d’ideale, nobiltà di concetto, forza d’espressione, squisitezza di sensibilità, magia d’inspirazione, potere di sintesi, maestria assoluta delle leggi ritmiche, misura aristocratica e colpo d’ochio astrale sul panorama creativo. Ricordo certe liriche, a caso L' invocazione: l' Elegia delle fiamme e dell’ ombra. Alquanto carducciane, forse, nel tipo e nel suono. Ma d’un impostazione architettonica superba, d’una purezza di slancio, uniche nella poesia moderna d’ltalia; Non parliamo, poi, di quelle autentiche meraviglie che sono le liriche dai titoli sovrani : Ai convalescenti: A un macchinista : L‘ Inno al Mare e l' Inno alla Terra . Ai Convalescenti: una collana di strofe semplici che sembrano veramente scritte per essere pronunziate da una voce anatomistica, la quale sappia, a vicenda, affondare e togliere dalla profondità organica della idea, con grazia sola superata dalla maestà, il viscere molteplice della Poesia. E se l' arte del dire è suprema, tutti i divini languori della morte quasi raggiunta e della vita quasi rissurata, sembrano veramente comunicarsi all’ ascoltatore che ne gode come ď una primavera carnale: Io parlo a convalescenti da un lungo male mortale, a giovani convalescenti pensosi del loro male. E vedo l' anima sbigottita del ritorno verso la vita scaldarsi a le mie parole come la membra nel sole. Tale è il destino, tale è la gloria della Poesia. Dire la voce dell’ anima alle anime col suono più semplice e perfetto. Tutta questa lirica di De Bosis e una festa della melodia, una gioia dell’ abbandono estatico da cuore a cuore. L Inno al Mare è una superba affermazione del distico rinnovato. La terribile misura latina è trattata con regalità ď attegiamenti e ď atletica sicurezza di ritmi: sopratutto con un senso sinfonico del gioco dei metri che ha del Wagneriano e dell’ Ossianico insieme. L’ ode a un Macchinista appartiene al futurismo ed è celebre per l' anar-