Bibliografia Vichiana II

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MICHELET

la méthode historique de Michelet, pubblicato nella Reme d'hisioire moderne et contemporaine, tomo VII (1905-1906), pp. 5-31; un altro dell’Estève intorno a Vico , Michelet et Vigny , inserito nella Revue universitaire del 1919, tomo 1, pp. 191-98 e 259-69; e, segnatamente, pei documenti inediti posti a profitto, altri due di Benevenuto Donati, intitolati rispettivamente Ricordi vichiani negli archivi di Giulio Michelet e L’etica della « Scienza nuova » nel sistema della filosofia della storia , raccolti nei [più volte citati Nuovi studi , pp. 469-504 e 505-41. Da consultare inoltre L. Reynaud, L’influence allemande au dix-huitième et dix-neuvième siede (Paris, Hachette, 1922), p. 236 ; Henri Tronchon, Les études historiques et la philosophie de Vhistoire aux alentours de 1830 , pubblicato nella Revue de synthèse historique , tomo XXXIV, decembre 1922, e rifuso poi nel volume Romantisme et préromantisme (Paris, Les belles lettres, 1930 : cfr. specialmente pp. 36, 44 e 73) ; L. Bava, Un grande amico dell’ltalia : Giulio Michelet , nella Nuova Antologia del 1° marzo 1924 ; Adolfo Faggi, Michelet et Vico , nel Marzocco di Firenze, XXX, 3 (18 gennaio 1925); Giovanni Guehenno, L’Évangile éternel : études sur Michelet (Paris, Crassei, 1927), pp. 31-38 e passim ; Teodora Scharten, Les voyages et séjours de Michelet en Italie : amitiés italiennes (Paris, Droz, 1934), pp. xiii-xiv, 109, 118, 120, 129, 199, 223, 249 ; F. Nicolini, Germania e Italia nella concezione di Giulio Michelet : breve articolo inserito ne La Libertà di Napoli del 20 luglio 1944 ; M. H. Fisch, introduzione alla traduzione inglese àe\V Autobiografia, pp. 75-80. Ma, più che altro, sono da tenere presenti le fini osservazioni che, sugli studi vichiani del Michelet e sull’efficacia che, sino al Secondo Impero, essi ebbero sulla cultura francese, fa lo Hazard nella serie di articoli citata più oltre. « L’accueil d’ un auteur étranger par une nation donnée egli scrive soppose un besoin intellectuel préesistant » ; bisogno da rinvenire nella crisi della storiografia apertasi in Francia sin dai primi tempi del romanticismo. « On veut refaire 1’ histoire et la philosophie de T histoire (car on n’ a pas encore appris à séparer Fune de l’autre) : c’est à qui fournira son explication sur le développement des peuples et sur la marche de l’humanité ». A codesta esigenza venne incontro il Michelet con la sua incessante propaganda vichiana, e raggiunse perfettamente Io scopo, dal momento che, dal 1827 al 1850 circa, la Francia intellettuale pullula di vichiani consci o inconsci, che lo Hazard ripartisce in quattro categorie : i filosofi (Kenouvier, ecc.), i teorici della storia (Buchez, ecc.) i giuristi (Lerminier, ecc.), gli ellenisti o omeristi (Dugas Montbell, ecc.). « En somme, une idée domine l’époque, claire ou obscure chez les uns, chez les autres confuse, chez les uns vague aspiration, chez les autres théorie rationelle et volonté active >, cioè la fondamentale teoria vichiana che « il mondo delle gentili nazioni egli è stato fatto dagli uomini », e conseguentemente « i di lui principi si debbono ritrovare dentro la natura della nostra mente umana » ( Opp ., IV, capov. 331), o, ch’è lo stesso, che « l’explication de l’humanité il faut la chercher dans l’humanité elle-méme, qui, à mesure qu’elle devient, inserit les lois de son étre dans des institutions qui ne sont que les pierres milliaires de sa route ». Certo, nella Francia romantica, il Vico «ne suscite pas à lui seul une lelle conception historique : mais il a aidé à la faire surgir et à la préciser ». Donde la riconoscenza che la cultura francese deve al Michelet, il quale, « disciple enthousiaste et pieux » e « arai » del filo-