Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù

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Libro VII. Dal 1901 al 1914.

numero dei convittori, la necessità di mettere maggior numero di professori della Compagnia nei collegi di Brescia e di Milano, le tristi condizioni economiche del collegio, il pericolo d’una nuova e più aperta persecuzione, di cui sopra si è detto. Ma dall’ altro lato il collegio Vida era sì caro alla Compagnia, eh’essa non finiva di persuadersi bisognasse lasciarlo. Di più, vi furono alcuni egregi signori cremonesi, i quali stimando per poco rovinata I' educazione de’ loro figliuoli, ove i Gesuiti

mediarvi che con un più largo scacciamento. Ora questa è un’operazione dolorosissima per i Superiori del Collegio, ma molto più per i Genitori che si veggono rimandati i loro figli a mezzo il corso degli studi colla taccia di scostumati, od almeno di indisciplinati. Essi bene spesso si lagnano di riavere i figli con questa nota, mentre ce li hanno consegnati piccoli ed innocenti, e li hanno, come asseriscono, gelosamente custoditi durante le vacanze e non lasciati trattare con nessuno. Ciò alle volte non è vero; ma talora è pur troppo vero: che i loro figli prima innocenti furono poi guastati da qualche compagno che aprese la malizia nelle vacanze, e tornato in Collegio la propagò. È dunque nell’interesse dei Genitori, i quali vogliono riavere i loro figli, dopo compiuti gli studi, ben fondati nei principi Cattolici e puri nei costumi, che sia chiusa questa porta per cui entra nel Collegio la peste che può infettarli. Nè può farsi qui una distinzione fra quelle famiglie che potranno c sapranno custodire i loro figli durante le vacanze e quelle che per le circostanze non possono o non sanno, sicché a quelle si concedano i figli, a queste no; perciocché tale distinzione sarebbe odiosissima, nè si potrebbe fare senza ingiuria di coloro a cui venisse negata una grazia ad altri concessa. E dunque necessario intorno a ciò un provvedimento generale, il quale appunto perchè generale non offende nessuno e torna a vantaggio di tutti. « Sono dunque venuto nella determinazione, anche per espressa domanda di molti Genitori e dopo udito il parere di molte persone espertissime, di non permettere per l’avvenire ai Convittori di questo Collegio di recarsi a passare le vacanze autunnali alle case loro, e di prendere invece gli opportuni provvedimenti perchè essi abbiano qui in tal tempo quegli onesti sollievi che valgano ed a ricrearne lo spirito affaticato dagli studi ed a rinvigorirne il corpo, onde ripigliar nuova lena per gli studi futuri. Questa determinazione non giova per certo agli interessi pecuniari del Collegio, ma giova a’ religiosi e morali dei giovani affidati alle nostre cure, che antepongo a qualsiasi altra considerazione. Perciò nutro fiducia che i Genitori me ne sapranno grado, vedendo in ciò una prova del grande amore che porto a’ loro figli e del vivo desiderio che ho di conservare innocenti questi cari oggetti dell’anior loro, per ristituirli poi ad essi compiuta l’educazione gentiluomini cattolici già formati in guisa da poter essere l’ornamento delle famiglie e la consolazione ed il sostegno dei Genitori. « So che a questo sistema alcuni oppongono 1’ inconveniente che i giovani escono poi di Collegio troppo nuovi del mondo ed inesperti de’