Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù

Capo V. Il noviziato di Verona (fino al 1846).

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tanto cara, che la volle tenere davanti ove soleva fare orazione ; e la Santissima Vergine più volte gii parlò da queU’immagine. Similmente orarono davanti ad essa il Merendano, il Vitelleschi, l’Acquaviva. Ma il Venerabile Caraffa, amantissimo come era della povertà, considerando che era a pennello, se ne privò e invece di essa ne ripose un’ altra di semplice carta. Nelle età che seguirono quell’ immagine ebbe varie vicende, finche fu appesa alla parete d’uno dei corridoi della casa professa. Quivi era ancora nel 1841, quando il P. Ferrari, recatosi a Roma per la congregazione provinciale, I’ adocchiò e disegnò farla passare a Verona, perchè fosse apportatrice di benedizione al nascente noviziato, di cui era Rettore. La chiese al P. Roothaan, I’ ottenne ; in fretta (perchè i Padri della casa non gii facessero difficoltà) la staccò dalla parete, la prese seco e la portò a Verona. Nel 1855 1’ immagine ebbe il titolo di Mater Divinae Gratiae; e le grazie ch’ella fece ai suoi cari novizi furono in ogni tempo sì grandi, ch’essi ebbero sempre, ed hanno per lei una grandissima e tenerissima divozione. (| ). 6. La venuta del P. Odescalchi e quella della benedetta immagine di Maria furono consolazioni dolcissime, con le quali piacque al Signore temperare 1’ amarezza delle molte tribolazioni patite dai Nostri prima d’ entrare in Sant’ Antonio, e di quelle forse maggiori, che poi ebbero a sostenere nella fondazione del collegio. Ma tali consolazioni non furono nè le sole, nè le prime. Fino dai primi giorni di loro dimora in Verona n’ ebbero molte e di gran conforto : 1’ amore dei cittadini, dai quali erano riguardati e salutati come angeli apportatori di benedizione, e frequentemente soccorsi di generose limosine ; la moltitudine dei candidati, che sopra dicemmo ; il frutto raccolto dai sacri ministeri, che fu meraviglioso, come si dirà più innanzi. Si aggiunga il potente aiuto, che in varie guise ci diede il P. Luigi de’ conti Medici, Superiore dei Filippini ; il quale amava tenerissimamente la Compagnia, e ove altro benefizio non ci avesse fatto, con solo far manifesto ai Veronesi il suo amore per noi ci giovò grandemente : perchè era da tutti tenuto per uomo santo, e le sue parole erano avute in conto d’ oracoli. Somigliantissimo a lui per autorità,

U Dal libretto, or ora citato, del P. Riccardo Friì-dl.