Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù

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Libro I. Dal 1814 al 1848.

santità di vita e grand’amore alla Compagnia fu il Venerabile Servo di Dio Don Gaspare Bertoni, fondatore degli Stimmatini, del quale dovremo presto tornar a parlare. Ma sopra tutti ci fu valido appoggio il Vescovo della città Mons. Giuseppe Grasser, anzi, per meglio dire, fu il principale autore e l’anima d’ogni cosa: il quale, tra gli altri segni di benevolenza ci diede questo, ben grande e raro in un Vescovo, che di buon grado e lietamente permise fossero arrolati nella Compagnia parecchi egregi sacerdoti, taluno dei quali era Parroco, e tal altro, della stessa sua famiglia ; e soleva dire che desiderava entrassero nella Compagnia solamente soggetti idonei e di buone speranze. 7. Il 28 di settembre del 1838 la casetta di Sant’Antonio vide tra le sue pareti le Sacre Maestà dell’ Imperatore Ferdinando e dell’ imperiale sua Consorte Maria Anna di Savoia, i quali pochi giorni innanzi erano stati coronati a Milano. La visita fu lunga e famigliarissima ; ed era cosa commovente udirli tutt’ e due raccomandarsi con molto calore alle orazioni dei Nostri, dicendo d’ averne grande bisogno. E avendo il P. Rettore raccomandato loro la Compagnia, risposero ch’essi la consideravano come cosa tutta affidata alla loro protezione. 8. L’anno 1840 recò ai Nostri nuova cagione d’allegrezza; perchè in esso mirarono compita la nuova bellissima ala di fabbrica, eretta dalle fondamenta a spese di Francesco IV Duca di Modena, che fu forse il maggiore tra i gran benefizi eh’ egli fece alla Compagnia. a > Cinque anni appresso fu recato a termine anche l'ampliamento della chiesa, la quale apparve sì bella e tutt’altra da quella di prima, che si sarebbe detta non già rinnovata ma nuova. Tra i pii benefattori che concorsero a quest’ opera bisogna menzionare principalmente il sacerdote Don Gaetano Spugnòli, uno dei compagni e discepoli del Venerabile Bertoni : il qual Don Brugnòli essendo architetto, ne fece i disegni, e con

< l ) Il P. Roothaan in una lettera al P. Francesco Saverio Nicolini (28 nov. 1844) scrìsse; « Rifletto die il provvedere del sostentamento solo per aver più operai in un medesimo collegio non può riguardarsi come beneficio alla Compagnia.» (In un’altra lettera dice che questo deve dirsi piuttosto benefizio fatto al luogo dov’è il collegio.) E continua: « È bensì beneficio alhltchè si provvede di mezzi onde sostentare i giovani che si vengono formando per essere poi operai. »