Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù

48

Libro I. Dal 1814 al 1848.

quel giorno nella nostra chiesa, e la sera un sacerdote secolare recitò il panegirico in onore de! Santo, dope il quale fu conchiusa la festa con un solennissimo Te Deiim. Tutte le ore del giorno fu nella chiesa gran folla di gente. 3. La casa, come si è detto, era angusta, e oltr’ a ciò quasi vuota e mancante delle masserizie più necessarie ; la qual cosa benché recasse seco non piccoli inconvenienti, giovò non di meno in que’ princìpi a promuovere nei Nostri la carità, 1’ umiltà (dovendo ciascuno fare i più umili e bassi servizi) e 1’ amore alla santa povertà. Prima cura de! P. Ferrari fu provvedere il più prestamente che potè quanto era necessario, perchè si potesse osservare in casa perfettamente la disciplina e dopo poche settimane già si vedeva in quella comunità 1’ andamento delle case meglio ordinate della Compagnia. Singolarmente bello era poi a vedersi in tutti, quantunque fossero pochi di numero, e occupati in molti ministeri esteriori, il diligente adempimento degli esercizi di pietà e di quelle pratiche di penitenza e di umiliazione, che si costuma di fare nelle nostre case. 4. Contenti d’ avere dove reclinare il capo, avevano preso ad abitare quella casa senza curarsi di non aver abbastanza assicurato il proprio sostentamento. Il governo austriaco (nel quale allora dominava il giuseppismo) non era come quello di Francesco IV; anzi ogniqualvolta permetteva l’ingresso d'un ordine religioso nelle terre del regno lombardo veneto, lo faceva con 1’ espressa condizione che lo stato non dovesse aver nessun impegno per il mantenimento di esso ; onde a noi conveniva, per vivere, appoggiarci alla liberalità e alla divozione dei privati. Ma que’ nostri Padri, che cercavano il regno di Dio e la sua giustizia, non furono abbandonati in queste cose temporali dalia provvidenza divina ; e non andò molto eh’ essi ricevettero, parte in denaro e parte in beni stabili, quanto, insieme con ciò che già possedevano, era bastevole al mantenimento di otto persone. E quantùnque in que’ primi anni convenisse fare ingenti spese, Dio non permisa che però fossimo oppressi dai debili, e mosse il cuore di persone benefiche a sovvenirci. Tra questi è da notare in primo luogo Francesco IV Duca di Modena, e poi suo figlio ed erede del trono Francesco V, i quali con insigne liberalità accrescendo del proprio le nostre entrate, vollero portato a dodici il numero dei Nostri.