Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù, page 81

Capo X. I primi diciotto mesi della provincia veneta (1846-1848).

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A Reggio nel convitto non accaddero novità di rilievo, li collegio di S. Giorgio poi in questo tempo andò veramente di bene in meglio. È vero che nell’autunno del 1846, quando s’apriva il nuovo anno scolastico, i Nostri ebbero a temere non poco, perchè l’anno precedente, quanto a disciplina, non era passato molto bene. Ma attendendo essi con la più grande sollecitudine e diligenza a compire, ciascuno meglio che poteva, il proprio dovere, essendosi ancora fatti utili lavori intorno all’edificio, e con altre industrie cercato di dar nuova vita alle scolastiche esercitazioni e alle pratiche di pietà, Dio li benedisse; e quei giovanetti reggiani, dotati per altro di un’ indole egregia e in gran maniera pieghevole, tornarono a dar loro le usate consolazioni. ' 1 7. Resta che ci portiamo nel ducato di Parma, ove avevamo due collegi, quello di San Rocco in Parma stessa, e quel di San Pietro in Piacenza. A Parma sotto il governo del P. Giuseppe Vigitello (uomo oggi noto massimamente per il libro degli esercizi, ma allora ai Parmigiani noto ancor meglio, e carissimo, per il gran bene che in addietro aveva operato in mezzo a loro) gli studi fiorirono meglio che mai e ogni altra cosa prosperò. Perchè non solamente nelle scuole, ma anche nell’ attiguo bellissimo tempio di San Rocco, e nelle numerose congregazioni, e in tutta la città frequentemente predicando, i nostri Padri fecero grandissimo frutto, operando ancora molte conversioni di peccatori. E i cittadini con fare alla Compagnia molti benefizi dimostrarono quanto l’avessero cara. A Piacenza si dovette, come negli anni passati, soffrire e lottare, chè vera pace i nostri nemici non ci lasciaron godere un giorno solo in quella città. Ma Iddio ci protesse sempre

(i Una delle dette industrie fu celebrare con maggior solennità degli altri anni il mese di maggio e la festa di S. Luigi. Concorse a ravvivare la pietà il Giubileo concesso da Pio IX sul principio del suo pontificato. ! nostri scolari, premessi i santi esercizi, fecero le- prescritte visite alle principali chiese della città con sì bell’ordine, con tanta modestia e divozione, da meritarsi le lodi dell’intera città. Verso fa fine dell’anno s’introdusse l’esercizio del comporre improvviso in versi italiani e latini ; e il saggio che poi se ne diede colmò d’ammirazione gli astanti. Due giovanetti colsero sopra gli altri grandi applausi per la celerità onde composero belle poesie italiane, essendo loro prescritto non solo I' argomento ma ancora le rime. Quei due giovanetti erano del convitto ; e generalmente i convittori brillavano come stelle in mezzo agli altri nostri scolari,