Genti d'arme della Repubblica di Venezia

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Ma allorché per opera di Amedeo Vili di Savoia, Venezia compose a Torino (12 agosto 1381) le sue differenze coi nemici, vediamo rappresentata la chiesa d’Aquileia, sede vacante, da Federico di Porcia vescovo di Cornacchie. Lo stesso conte Morando di Porcia nell’occasione della guerra civile scoppiata per il patriarcato di Filippo si schierò dalla parte del Carrarese che appoggiava quest'ultimo contro Udine e Venezia e sostenne per parecchio tempo la prigionia dei veneziani, riuscendo a liberarsi a pena il 18 novembre 1388, dopo aver giurato al doge Antonio Venier che nè egli, nè i suoi eredi avrebbero portate le armi contro la repubblica ed i suoi collegati ('). E queste alternative da parte delle famiglie di Prata e Porcia nelle aspre contese che tenevano agitato il Friuli, seguitano anche all’ inizio del secolo XV. Così nel 1410 una memoria ricorda un fatto d'armi che sarebbe avvenuto fra le genti di Nicolò Ili di Prata e le milizie del patriarca Pan cera guidate dal capitano

(M V Kucf ; Star. March, tomo XVII, doc. 1910, pag. IO e Commemoriali in Monumenti della R. Dep. Ven. di Bt. patr. libro vm ai ri. 298 o 297, Venezia. 1888. In regesti mss. nell’ Ardi, conti Giuseppe o Pirro di Porcia all’ anno 1888 leggiamo : 11 conte Giacoinuccio (della linea di sopra comandante dello milizie patriaròhesohe e capitano di bacilo, -J- 1896) nella guerra fa prigione il co. Morando dell’altro colonnello et lo manda prigione a Venezia per gradir quella Repubblica, il quale (Morando) fu poi liberato ad instanda del Marchese Jodocho di Moravia. Negli Annali del Manza no voi. VI pag. 12 sotto la data 28 agosto 1388 si legge : Morando di Porcia fatto prigione da .1 suo consorte cioè da Jacopucoio o Giacomuccio citato.