Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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La tregua fu consentita ed accettata per un anno. I patti avanzati per una pace durevole non sono noti : doverono, peraltro, essere di tale esorbitanza e cosi umilianti, che, appena i negoziatori li esposero in seno all’assemblea federale, fu unanime il coro di riprovazione e di sdegno per l’onta che ne sarebbe derivata alla patria. Brutolo Papio , uomo nobile e potente (dice Livio), che aveva gran voce nell’ assemblea, profittando della concitazione patriottica dell’ ora, con una veemente orazione sostenne che la dignità del Sannio imponeva una sola soluzione; 1’ immediata ripresa delle ostilità senza tenere conto alcuno della tregua convenuta. L’assemblea approvò. Fu una deliberazione impulsiva, presa in un momento d’ eccitazione nervosa : una deliberazione nella quale la folla parlamentare rimase vittima della rettorica: una deliberazione che mise in cattiva luce la fede sannita presso tutti ì popoli, e non fece onore al senno politico ed alia civiltà dei nostri progenitori. Una deliberazione, infine, che addusse sventura alla nazione, e, come vedremo, al suo stesso promotore : poiché le maggioranze parlamentari sono volubili, e negli infortuni pubblici ciascun responsabile tende a riversare sugli altri la colpa comune. I consoli Quinto Fabio e Lucio Fulvio, alla testa delle legioni, tennero fronte qua e là alla diffusa e generalo irruzione dei Sanniti ; o finalmente in battaglia campale non si sa dove svoltasi ein cui peri il duce supremo dei confederati riportarono completa vittoria. Perchè avevano perduto i Sanniti? La risposta eruppe tumultuosa ed unanime dalla coscienza popolare. Gli dèi erano sdegnati dello spergiuro o della tregua violata : Brutolo Papio responsabile della catastrofe. II focoso tribuno fu perciò messo sotto giudizio, e condannato alla pena più infamante : quella d’essere consegnato vivo nelle mani dei nemici; onde, per sottrarsi al ludibrio ed allo scempio, si rese suicida. Brutolo Papio fu un caprio espiatorio della sconfitta, una vittima del partito predominante, o non forse un agitatore di masse, un sitibondo di potere, un Cesare fallito al primo tentativo di ascesa? 1! Micali lo definisco un eroe (45), o ciò pare a noi un’ esagoraziouo. Fu certamente una vittima del popolo; ma probabilmente del popolo era stato adulatore per diventarne padrone. E i suoi concittadini, non avendolo potuto dar vivo ai Romani, ne misero a disposizione di costoro le ossa e i beni, che però non vennero accettati. Ciò accadeva nel 423 di Roma (319 a. C.). ¥ * * Il Sannio, dolorante de! disastro, chiose la pace. Roma ricusò di trattare : ai vinti poteva concedere soltanto la sudditanza, È difficile ideare e ricostruire che cosa succedesse allora, di preciso, nel territorio federale : chè le notizie che si hanno sono esclusivamente di fonte romana, epperciò parziali. Si sarebbe immaginato che, dopo la