Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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recente disfatta, il Sannio esausto nelle finanze, ed in piena crisi morale, avesse insistito noi piatire la pace, e vi fosso addivenuta a qualunque costo. Accadde, invece, un fatto del tutto imprevedibile, un fatto altamente memorabile, singolare forse nei fasti di qualunque nazione : un fatto che colmò di stupore tutto il mondo contemporaneo, ed ingrandito od orpellato nel corso dei secoli dalla poesia e dal fascino delle arti rappresentative, acquistò i contorni o la grandezza di una insuperata leggenda. I Sanniti che in pochi anni erano già stati battuti a Capua ed a Fregelie, che avevano visto distrutte dalle legioni sacculario parecchie delle loro insigni città, e che appena da qualche mese erano usciti da una campagna micidiale che li aveva condotti all’ orlo della guerra civile, i Sanniti a cui si era potuto infliggere l’onta d’ una ricusazione di pace, risorsero dalle distrette e dallo sfacelo ; ed in una subitanea, improvvisa, meravigliosa rifioritura di ardimento, sbalordirono il mondo con la gesta dello Forche caudine ! Roma rifiuta la pace ? Ebbene, sia guerra. Così deliberò 1’ assemblea federale, intanto che— con profondo intuito della gravità del momento metteva da parte i vecchi generali che avevano fatto le loro prove, od elevava al comando supremo un giovane di grande ascendente sulle masse. Era costui Caio Ponzio, figlio di Erennio : di Erennio teiesino, che la tradizione afferma il maggior intelletto, l'esponente della stirpe sannita, vecchio d anni e venerato da tutti nel suo meritato riposo. Alla ripresa delle ostilità Roma spedi nel Sannio i consoli C. Veturio Calvino e Spurio Postumio Albino. Ponzio non mosso ad incontrarli; ma con abili misure e provvidenze, nascondendosi fra i monti, fece circolare la voce d’essere all’assedio di Lucerà, alleata di Roma. 1 consoli, creduli oltre il lecito, e vogliosi di sorprendere il nemico alle spalle, s’inoltrarono nell’angusta valle di Arpaia, e quando vi furono dentro, Ponzio con celere e bene eseguita manovra di accerchiamento costrinse le legioni alla resa. Due legioni, diecimila prigionieri, che farne ? Essendo discordi gli avvisi, venne consultato il vecchio Erennio, che consigliò disarmare i prigionieri e rinviarli liberi a Roma. L’avviso non piacque, o ne fu chiesto altro. Erennio rispose fossero passati a fil di spada. Macchiavelli, diciotto secoli appresso, dibattendo la questione “ della “ crudeltà e demenzia, o s’ egli è meglio essere amato o temuto „ sentenziò doversi dare la preferenza al timore. Erennio preferiva la generosità. I Sanniti scelsero la via di mezzo, e fu la peggiore. Non potendo massacrare come bestie quelle migliaia di uomini, nò volendo internarli in alcuna località del territorio federalo col peso della sussistenza, Ponzio fece sottoscrivere ai consoli e tribuni prigionieri la pace; e poscia, formato un basso giogo all’ ingresso della valle, obbligò gli inermi legionari a passarvi a schiena curva e battere la via del ritorno. Non si poteva ideare ignominia maggiore in danno dei boriosi quiriti.