Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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Come mutati i tempi ! II Senato, intanto, a punire i sanniti del concorso dato all’ impresa di Turio, spedi nel Sannio il proconsole Lucio Emilio Barbula, che infestò a lungo la regione devastandola ed impoverendola coi saccheggi. & L’anno successivo ecco divampare la guerra fra Roma e Taranto. Taranto chiese 1’ intervento di Pirro re d’Epiro, e T alleanza dei popoli italici, I Pentri entrarono nella lega co’ Lucani, co’ Bruzi, i Piceni, i Messapi e i Saleutini, e parteciparono a tutta la campagna durata quasi un decennio. Un brutto giorno Pirro, stanco delle lungaggini o dell’ infruttuosità dell' avventura, cui aveva abboccato, ritorna con un pretesto in patria. 1 consoli Spurio Carvilio Massimo e Lucio Papirio Cursore invadono il Sannio per dare addosso ai confederati. Il momento era favorevole. Lontano il re, e battuti gli alleati, Taranto sarebbe rimasta isolata, epperò facile preda per Roma, malgrado le milizie opiroto che il sovrano vi aveva lasciate a presidio, per coonestare l’assenza propria che preludiava al ritiro dall’impresa. I consoli avevano di poco superato i confini deflagro pentro, quando giunse la notizia sbalorditiva che Pirro era morto in Argo. Si trattava di un “ canard „ o di verità non contestabile ? Roma venne assicurata dai propri informatori che la notizia era esatta, e trasse un lungo respiro di soddisfazione. Alla gioia di Roma faceva contrasto lo scoramento dei confederati. Essi avevano si l'albagia di campeggiare contro l’urbe; ma sapevano di non possedere un capo che desso affidamento di vittoria. Tra lo loro filo non era emerso l’eroe, che nell’ora tragica impersona l’enorgia della stirpe e l’efficienza della volontà collettiva. Morto Pirro (il simbolo rappresentativo del programma pel quale si battevano) non restava loro che una sola soluzione : disciogliersi. E cosi fecero. Il prestigio eh’ emanava dal nomo di Roma valeva a questa meglio che le sue legioni. E il Sannio divenne territorio romano, come quasi tutto il resto doli Italia meridionale, corno poi due anni appresso la Sabina e nel 487 (265 a, C.) gli Umbri ed altri popoli della parte centrale. II tentativo insurrezionale di Lollio nel Sannio Caraceno, scoppiato nel 485, non ebbe fortuna. Il prode condottiero, fuggito da Roma dove ora in ostaggio, aveva fatto ritorno alle balze natie del Sangro, e raccolto intorno a sè buon numero di patrioti decisi ad un colpo di mano. La gesta, peraltro, non riuscì a riscaldare gli animi. La stanchezza era grave ; piu grave la sfiducia generale; ondo ai consoli Carvilio e Papirio fu agevole limitare la sollevazione e battere gli insorti. Questo momento storico ha, verosimilmente, lasciata un’ impronta nella

G. B. Masciotta - Il Molise - 8.