Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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& * # Vi fu dal 1820 al 1848 una rifioritura di conventi, ne! Molise, corno da per tutto ; ma in numero assai ristretto a paragone di quello di un tempo. Un grosso numero di edifici conventuali, specie gli urbani, erano stati adibiti nel decennio ad uso di collegi educativi, giudicati regi, ospedali, municipii, caserme, carceri giudiziarie, con enorme beneficio dell’ erario pubblico, che erasi con ciò costituito un ingente patrimonio immobiliare quasi senza spendere un soldo , se non por restauri ed adattamento ai nuovi scopi. Ritornarono ai monaci e nemmeno tutti i soli conventi campestri, e pochi di quelli urbani elio por vetustà , nè si erano potuto destinare a servizi pubblici, nè avevano trovato compratori. Questo stato di cose si protrasse fino alla caduta dei Borboni. * Gli eventi epici che si svolsero nel 1860 in Sicilia fra il rullo dei tamburi, il fragore delle battaglie, o i canti della vittoria, avevano distratto l’elemento giovanile dei monasteri dalla meditazione o dalla preghiera. I giovani minoriti, affascinati dall’ eco delle gesta garibaldine, disertarono i chiostri silenziosi, e cinta la spada al cordiglio francescano andarono a battersi al Volturno per la duplice conquista della libertà e della patria una e maggiore. Cessato il rumore delle armi , la più parte fece ritorno nei rispettivi conventi: dove vennero accolti con mal garbo e diffidenza dagli anziani e dai superiori, che vedevano nella diserzione commessa un atto di vera o propria apostasia. Alcuni , anzi, furon messi alla porta senz’ altro ; nè si trattò di casi isolati, poiché Pasquale Stanislao Mancini Segretario agli affari Ecclesiastici fu costretto dalle numerose denuncio a spedire la circolare 4 giugno 1861 ai Padri Provinciali, per richiamarli a sensi di equità, ed ordinar loro di accogliere paternamente quei giovani reduci, che avevano dato il sangue alla patria ed intendevano ricollocarsi sotto la regola (267). Il governo italiano, in conformità del proprio spirito laico e sinceramente liberale (nei primi tempi giudicato ostilmente dal ceto ecclesiastico), aveva già fatto emanare dal potere luogotenenziale i decreti del 17 febbraio 1861, che avocavano allo Stato l’ispeziono o Tamministrazione delle opere pie laicali dianzi esercitate dai Vescovi, dichiaravano estinta ogni efficacia del Concordato del 1818 , e cessata la qualità di enti morali (riconosciuta dalla legge civile) per tutte lo caso di ordini monastici dì ambo i sessi, non escluse le Congregazioni Regolari, pei Capitoli delle Chiese Collegiate, pei benefizi semplici, le cappellate ecclesiastiche, le abbazie non aventi cura d’anime e le cappellate laicali.