Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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l'intervallo, relativamento breve, fra il ponte di S. Antonio e questo, si può argomentare che esso sia stato edificato in sostituzione di quello verso la fino del secolo XV. Il ponte di S. Maria in Civita, diroccato dall’alluvione del 1811, collegava Guardialfiera con Casacalenda, mediante la via mulattiera che ancor oggi vien detta “ della Badia „ dalla vecchia Badia di S. Maria in Civita poco distante dal villaggio ed ex-feudo omonimo. Più a monte ancora, tra Lupara e Morrone, si vedono gli avanzi dell’antico ponte del “ Pataffio „ così nomato dalla contrada omonima in agro morronese, alla quale forse il nome proveniva da qualche notevole monumento lapideo con relativa epigrafe o epitaffio. Il Tratture di Celano passava su di esso. Risalendo ancora la corrente, il Biferno lascia scorgere fra Petrolla e Lucito i ruderi corrosi di altri tre ponti : uno nella “ Ripa Saracena „ e due in contrada “ Ferrara „ i quali, unendo i medesimi territori, furono certamente non coevi, ma successivi l’uno all’altro nel corso dei secoli. Tra Limosano e Montagano scorgonsi i resti del ponte di Limosano fatto costruire nel 1724 dal cardinale Orsini arcivescovo di Benevento (poi Benedetto XIII), nella medesima übicazione del ponte antichissimo, costruito fra il 1° e il II 0 secolo dell’ era volgare per dar passaggio al raccordo tra la via Traiano-Frentana e la Via Latina. In prossimità di esso ponte, quando si gettarono le basi dei piloni al tempo dell’Orsini, venne dissepolta una lapide assai interessante, la quale convinse Matteo Egizio dotto archeologo e diplomatico napoletano (1674-1746) che colà sorgesse la città detta “ Tifernum „ da cui forse ebbe nome il fiume. Il Galanti assicura che la lapide fu murata in un pilastro del ponte orsiniano, ed andò perduta quando il ponte medesimo crollò per l’alluvione del 1811. Più a monte ancora, sotto Montagano, emergono gli avanzi di un altro ponte, sul quale nel secolo XV il diritto di pedaggio veniva riscosso dalla famosa casa comitale del luogo. Tra Castropignano ed Gratino, un poco a valle del ponte attuale, si notano gli informi ruderi di un ponte che fu abbattuto dall’alluvione dal 3 al 9 ottobre 1634. Quel ponte non fu riattato, e i due paesi rimasero divisi dal fiume sino ai nostri tempi, sino a quando cioè venne costruita la provinciale Garibaldi. Tra Casalciprano e Busso, infine, altri ruderi si vedono di un ponte crollato in tempi più recenti (forse nel 1811) : quale ponte aveva assunto una grande importanza perchè dopo la caduta del ponte di Castropignano era diventato unico tramite agli scambi fra gli Abruzzi e la Puglia. Nel 1822 un R. Rescritto ne autorizzava la ricostruzione; ma restò lettera morta. * # * Questi ponti abbastanza numerosi a cavallo del grande Biferno formavano i tratti d’unione della viabilità dei vecchi tempi. Ci risparmieremo