Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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le indagini per ricostruire idealmente le arterie che ad essi facevano capo; ma non possiamo risparmiarci di constatare (ciò che recherà stupore a molti) che nel medio evo il Biferno vantava un maggior numero di ponti che non avesse nel corso del secolo XIX, i quali sono pur là a denotare il rapido progresso conseguito dalla nostra provincia in fatto di viabilità dopo la unificazione nazionale. La vera rovina del Reame fu il governo vicerognalc, non ad altro intento che a spillar tributi e fare vistose rimesse di numerario alia Corte madrilena. I Borboni pensarono ad abbellire la capitale e trasandarono le provinole. Ed invero, dal 1811 (anno in cui caddero i ponti di Casaldpi iino. Limosano o S. Maria in Civita) fino al 1845 (anno in cui fu aperto all'esercizio il ponte di Portocannone) il Biforco fu completamente sfornito di ponti in tutto il suo corso : ed i paesi, che ne popolavano la pittoresca vallea, si guardavano l’un l'altro sulle opposte ripe senza poter comunicare tra loro, fuor che nella stagione di secca ed in circostanze propizie. Rimasero, cioè, in una condizione ancora peggiore che non fosse quella dei tempi spagnuoli, quando i baroni si opponevano alla costruzione dei grandi cammini e dei ponti “ chi per non farne deviare l’antico misera“ bile traffico dai loro feudi, chi per non perdere il lucro di un mal con“ gegnato battello o pontone situato alla riva di qualche torrente, chi per “ non vedere iseemata la rendita dei proprii Molini e delle proprie oste“ rie „ (29). * jii * Tutte queste strade di comunicazione, questi percorsi commerciali, queste battute militari, che abbiamo sommariamente enumerate senza pretesa di compiutezza, orano arterie larghe e spaziose, ma non carreggiabili conforme la tecnica moderna. Dalla più bassa antichità, attraverso il medio evo, od anche nell' età moderna (al tramonto del secolo XVIII). il trasferimento delle persone o delle cose veniva affidato alla virtù od alla pazienza degli equini da sella e da basto ; motivo per cui, rappresentando questi una necessità preminente nei bisogni sociali, vennero dalla Chiesa sottratti aU’alimentaziono umana. Lunghe erano le traversate, e sempre eseguite a tappo (divenuto col tempo consuetudinarie in date località), intralciato di tanto in tanto da soste intercalari pel pagamento del pedaggio sui ponti, sulle scale, su alcuni passi speciali tenuti in monopolio dal Fisco o da feudatario Per dare un idea concreta della cosa, basterà accennare che al tempo della dominazione angioina (XIII e XIV secolo) il “ Maestro de’Passi „ di Terra di Lavoro esigeva a titolo di “ jus exiture „ un’oncia e quindici tari per ogni 100 ovini (L. 38,25 valore attuale), tre once (L. 76,50) per ogni 100 suini, dieci once (L. 255) per ogni 100 vaccine, sedici once (L. 408) per ogni 100 bovini, cinque grana (L. 0,2125) por ogni capo equino (30),