La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

152 PARTE SECONDA

dellato. Alla novità delle sensazioni corrispondono mezzi tecnici nuovi.

Nei disegni, «si può dire che fu il primo a mettere il sentimento nella linea ». Pare che al suo lapis basti sfiorare le superficie per dare l’impressione del modellato. Mezzi semplicissimi portano, come non mai, a risultati precisi. La « Cena » s'impone a tutti per la sua semplicità e per la sua forza d'espressione. Leonardo rompe con la tradizione per unire Giuda agli altri apostoli, a fine di trarre, dall’ugual numero dei discepoli dall'una e dall’altra parte del Maestro, un equilibrio architettonico, e di presentare a gruppi di tre gli apostoli per accentrare l’attenzione sul Cristo isolato. Con l’aggruppamento degli apostoli arricchisce l’effetto della linea orizzontale della tavola; e con il rimpicciolimento della tavola ottiene una compattezza delle immagini, artificio di cui niuno s'accorge, e che ha una straordinaria potenza, di concentrazione e di contrasto col Cristo. Ma su tutti gli altri aspetti, è l'intensità dell’espressione psicologica che costituisce la singolarità dell’opera, e che è ottenuta non tanto dalla forma e dal gesto quanto dall'arte della composizione. Essa si palesa nel momento scelto, il silenzio cioè succeduto alle parole del Cristo, momento che permette di sferrare i movimenti drammatici degli apostoli.

La « Gioconda » rivela una veduta completa del modello, in confronto di quella dei busti frammentari dei nitrattisti anteriori: svolta il busto di tre quarti, e presenta la testa di faccia, onde scaturisce un ritmo di movimenti che si accompagna alla ondulata morbidezza delle mani. «Il ritmo ondulatorio delle superficie è così insinuante da associare il nostro spirito all’opera del pittore. Non vi sembra che le ombre sorvolino con la leggerezza del soffio su la « Gioconda » ?

Nella « Sant'Anna », le persone prendono un posto più