La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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LA TRADIZIONE CRITICA SULL’ARTE DI LEONARDO 1553

grande che non facessero nelle opere precedenti. Cioè, lo spazio totale è diminuito per lasciar più importanza alle figure. Leonardo quindi scopre un rapporto di valori che sarà adottato continuamente nel Cinquecento.

Eppure Leonardo non si è ancora liberato del tutto dalla primitiva goffaggine. L’arricchimento dello spazio, del movi mento dei corpi, la loro stessa grandiosità sarà l’opera dei successori, per esempio, di Raffaello.

Da questo breve riassunto del giudizio del Wélfflin su Leonardo risulta, ci sembra, ch’esso è più la giustaposizione di osservazioni, spesso assai giuste, anzichè la fusione di esse in una sola unità. Ciò che il Wélfflin osserva, riguarda alcuni effetti dello stile di Leonardo, più che lo stile stesso; il suo riflesso sociale anzi che la sua natura artistica. Leonardo, infatti, è per il Wélfflin un mezzo per iniziare il lettore a intendere l'estetica del Cinquecento, anzi che uno scopo.

E la questione non muta quando dal Welfflin si passi al suo contraditore, lo Strzygowski (1), il quale sostiene che lo stile pittorico, attribuito dal Wolfflin a Raffaello, è invece stato inventato da Leonardo.

Un apprezzatore fra i più sottili della linea della forma della composizione spaziale e di molti altri aspetti dell’arte, Bernardo Berenson, non ha mai dimostrato molta ammirazione per gli effetti del colore tonale. A maggior ragione, di fronte alla riduzione del tono a una scala quasi esclusiva di bianco nero, qual'è quella compiuta da Leonardo, egli ha sentito ripulsione. Il grande amore per i « primitivi », italiani e cinesi, gli è sembrato inconciliabile con l’amore per Leonardo.

(|) StrZYcowskI. « Der malerische Stil ». Zeitschrift fiir bild. Kunst. N. F., VI.