La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

LA TRADIZIONE CRITICA SULL’ARTE DI LEONARDO 157

nostra ipercritica età. Eppure, il Lomazzo è vicino al suo Leonardo, quanto ne è lontano il Berenson.

Possedeva dunque il Lomazzo « una testicciola di terra, di un Christo, mentre ch'era fanciullo, di propria mano di Leonardo Avinci», dove egli vedeva « la semplicità et purità del fanciullo accompagnata da un certo che, che dimostra sapienza, intelletto, et maestà », e la trovava eccellente perchè i moti debbono essere non solo « propri » ma anche « occasionali », onde « il difficile di quest'arte, di mostrare diversi affetti »..

L'anima umana è così vasta, ch'ella può bene insieme comprendere ed esprimere nello stesso momento non due, ma infiniti sentimenti. Ammette il Berenson che Leonardo sia rimasto entro i confini dell’arte quando ha espresso l’orrore e l'indignazione degli apostoli della « Cena », o la bramosia di lotta dei combattenti ad Anghiari. Con quale dinito può invece negargli di rivelare le vaghe, magari contraditorie, sensazioni di una donna che sorride? E cioè, invece di una mancata fusione mistica fra l’opera d’arte e il contemplatore, prodotta dall’incertezza dei sentimenti, non è forse avvenuta la precisa certissima rivelazione di sentimenti vaghi ed incerti ?

Appunto perchè i problemi psicologici che risolve in immagini sono più complessi di quelli dei « primitivi », Leonardo procede verso un ideale che abbraccia una maggior parte di realtà, e a un tempo la determina meglio, come avviene allo sguardo guando contempla dall’alto gran tratto di mondo. Ivi la fantasia, rivelatrice della realtà, può espandersi libera e suggerire il mistero, attuando gli stimoli reali dell'invisibile.

Alla ribellione contro la complessa psicologia di Leonardo, il Berenson unisce l’antipatia contro il «chiaroscuro » e il « contrapposto », considerati astratti dall'arte ove hanno vita. È ne deduce la scissione del disegnatore dal pittore. Apprezza i disegni di Leonardo, per la loro libertà, per la grazia, per la