La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

170 PARTE SECONDA

tita tenera. Un cavaliere che si slancia, schizzato per la « battaglia d'Anghiari » (Windsor, B. 1224. Fig. 4), dà appunto l'impressione che le linee energetiche siano appena la prima ossatura, cui le sbavature suggeriscono la sensazione della continuità. Lo stesso avviene per uno schizzo di monumento equestre (Windsor, B. 1215). Pastosità, morbidezza pittorica, arte del pastello (tecnica appunto trovata da Leonardo per rispondere alla sua visione), nulla significa se non lo specchiarsi dei corpi nella luce.

E nel crepuscolo, quando l’animo è stretto, e l’amore porta al dolore che non ha confine; che cosa avviene se non lo spargimento di molecola dietro molecola nell'atmosfera che avvolge ? Così disegnò Leonardo la testa dell'apostolo Filippo (Windsor, B. 1141. Fig. 5), ove si ha la precisa sensazione dello sperdersi delle molecole per l’aria.

Un medesimo stile conforma a se stesso persone e cose. I panneggi disegnati da Leonardo sono rimasti famosi. Guardate un disegno di stoffa che avvolge un braccio quasi disteso (Windsor, B. 1882. Fig. 6). Il passaggio graduato dal massimo scuro al massimo chiaro suggerisce il senso del colore, e attribuisce alla stoffa la leggerezza del velo, con una delicatezza che il colore non saprebbe ottenere più intensa. Altrove (Windsor, B. 1177) un rabbuffo di manica ricorda alla nostra mente l’onda che si è fusa nell’onda, la nube che penetra la nube, e le vaghe macchie dei muri che rivelavano a Leonardo figure e paesaggi.

Altre volte, Leonardo è insofferente di penna e di lapis : gli sembra che tuîito tardi all’effetto e all’azione. E allora macchia pittoricamente il fondo. Poche luci improvvise, stracciate, rivelano corpi che volano, chiome che sì sparpagliano per la furia del vento, a guisa di fochi fatui che s'inseguono e

dispariscono nelle tenebre (British Museum, B. 1037. Fig. 7).