La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

58 PARTE PRIMA

vogliono soltanto ombre scure, come prima contro coloro che volevano colori chiari.

Era appena trascorso poco più di mezzo secolo da quando l’Alberti ammoniva contro i pericoli del bianco, perchè « certo da natura amiamo le cose aperte o chiare. Adunque più si chiuda la via quale più stia facile a peccare » (1). D'allora il gusto fiorentino doveva essere ben mutato, se Leonardo sentiva la necessità di difendere la sua scala delle ombre dal desiderio di eccessive oscurità. Motivo questo opportuno per intendere quale spinta egli abbia trovato nella stessa Firenze a quella accentuazione delle ombre che resta fondamento del suo stile.

Ma, almeno in sede di programma, nei passi citati, egli vuole che le ombre sieno chiare e scure, con tutta la varietà della natura. Scelta l'ombra come mezzo d' interpretar la natura, di nuovo egli abbraccia tutta la natura con l'ombra, proprio come con lo sguardo. È in questo programma un sustrato intellettualistico, come nella giustificazione della superiorità dell'ombra sul disegno in arte.

« Dico essere più difficile quella cosa ch'è costretta a un termine, che quella ch'è libera. Le ombre hanno i loro ter-

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mini a certi gradi, e chi n’è ignorante, le sue cose saranno senza rilievo, il quale rilievo è 1’ importanza e l’anima della pittura. Il disegno è libero, imperocchè si vedrà infimti volti, che tutti saranno varî. E chi avrà il naso lungo, e chi lo avrà corto. Adunque il pittore può ancora lui pigliare questa libertà, e dov'è Î libertà non è regola » (2).

Dalla considerazione intellettualistica degli effetti dell’ombra Leonardo facilmente ritorna alle sue preferenze artistiche : «Le figure di qualunque corpo ti costringono a pigliar quel i lume nel quale tu fingi essere esse figure : cioè, se tu fingi tali ‘

(1) Della Pittura, in Opere volgari cit. T. IV, pag. 70. (2) Trattato, B. 121. î