La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

LE PREFERENZE ARTISTICHE

« Adunque tu, pittore, che vuoi ritrarre, tingi alquanto le pareti del tuo studio di bianco misto con nero, perchè bianco e nero non è il colore » (I).

Già, il ricordo delle pareti grigie dietro i quadri delle gallene, sublime trovata del falso scientismo del secolo scorso, agghiaccia l'animo alla lettura del precetto vinciano. Meno di così egli non può sentire il colore. E appunto per questo, contro tutta la sua esperienza naturale, chiede al nero le ombre, e rifiuta qualunque sbattimento di luce da parte dei colori vicini al corpo ombrato.

« Mai il colore dell'ombra di qualunque corpo non sarà vera nè propria ombra, se l’obietto ch'essa adombra non è del colore del corpo da esso ombrato. Diremo per esempio, che io abbia un'abitazione della quale le pareti sieno verdi; dico : se in tal luogo sarà veduto l’azzurro, il quale sia illuminato dalla chiarezza dell’azzurro dell’aria, allora tal parete illuminata sarà di bellissimo azzurro, e l’ombra sarà brutta, e non vera ombra di tal bellezza d’azzurro, perchè si corrompe per il verde che in lui riverbera; e peggio sarebbe se tal parete fosse di tanè » (2).

« Si deve accomodare coll’arte a fare a riscontro delle ombre de’ corpi verdi cose verdi, come prati e simili convenienze, acciocchè l'ombra, partecipando del colore di tale obietto, non venga a degenerare ed a parere ombra di altro corpo, che verde ; perchè se tu metterai il rosso illuminato a riscontro dell’ombra, la quale è in sè verde, questa tale ombra rosseggierà e farà colore di ombra, la quale sarà bruttissima e molto varia dalla vera ombra del verde ; e quel che di tal colore si dice, s' intende di tutti gli altri » (3).

(|) Trattato, B. 691. (2) Trattato, B. 235. (3) Trattato, B. 756.