La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

02 PARTE PRIMA

Eppure, i riflessi di luce nelle ombre circostanti sono un fenomeno di natura, che non sfugge a Leonardo, il quale obbiettivamente l’ammette in pittura, ma solo in quanto egli considera quei riflessi in sè, e non nella loro subordinazione al colore.

« I riflessi delle parti illuminate che risaltano nelle contrapposte ombre alleviano più o meno la loro oscurità, secondo ch’esse sono più o meno vicine o hanno più o meno di chiarezza; questa tal considerazione è messa in opera da molti, e molti altri sono che la fuggono, e questi si ridono l’ un dell’altro. Ma tu, per fuggir le calunnie dell’ uno e dell'altro, metti in opera I’ uno e l’altro dove sono necessari, ma fa che le loro cause sieno note, cioè si veda manifesta la causa de’ riflessi e loro colori, e così manifesta la causa delle cose che non riflettono. Facendo così non sarai interamente biasimato, nè lodato da varî giudici, i quali, se non saranno d'’ intera ignoranza, sarà necessario che in tutto ti laudino, sì 1’ una setta come l’altra » (I).

Ben s’ intende tuttavia che una tale coscienza dei riflessi di luce ci appare di sorprendente novità. È vero, Leonardo stesso afferma che son molti a considerare in pittura i riflessi di luce, e che molti altri li fuggono. Ma nessuno forse al suo tempo aveva del problema così chiara coscienza, tanto che una volta egli sembra persino disposto ad ammettere i riflessi cromatici :

« Quel colore che sarà più vicino al riflesso, più tingerà di sè esso riflesso, e così di converso. Adunque tu, pittore, fa di operare ne’ riflessi dell’effigie delle figure il colore delle parti de’ vestimenti che sono presso alle parti delle cami che loro sono più vicine, ma non separare con troppa loro pronunziazione, se

non bisogna » (2).

(1) Trattato, B. 156. (2) Trattato, B. 166.