Bibliografia Vichiana II
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Minori
134. Nello studio di Maria Fiamma Fornaca su II problema della storia in Benedetto Croce , inserito nel Giornale critico della filosofia italiana nel 1943 (anno XXIV), il paragrato 111 (pp. 163-70) è consacrato intero al Vico, in esso non è collo male l’atteggiamento di « reverente commozione filiale » assunto dal Croce di fronte all’autore della Scienza nuova. Tuttavia non direi che dalla monografia crociana esca un Vico « trasformato, quasi rinnovato dal contatto col pensiero fresco e vivo dal suo critico », che sarebbe un Vico più o meno falsificato. Direi piuttosto che esce un Vico chiarificato ; e chiarificato non già perché il Croce non tenga conto anche delle ombre, ma perché egli tratta le ombre da ombre, in guisa da far rendere loro ancora più vivida la luce. E questione, dunque, non di adattamento delle dottrine vichiane a quelle crociane, ma di squisitezza di criteri interpretativi, di indovinala prospettiva storica e, naturalmente, di quella grande capacità didascalica, che al povero Vico faceva quasi totalmente difetto. 135. Nella prolusione letta il 19 gennaio 1943 nell’Università di Catania, e pubblicata nel Giornale critico della filosofia italiana dello stesso anno col titolo La tradizione ontologica e l’importanza storica del platonismo, Cleto Carbonara consacra un paragrafo (pp. 265-67) &\Vlmmanenza e trascendenza in G. B. Vico. Lo stesso scrittore aveva inserito nel Logos del 1935, pp. 379-80, un annunzio di Umanità e religione del Corsano (v. sopra p. 850). 136. Di Gino Doria s’è già ricordato sopra (p. 676) l’eccellente stradario napoletano a proposito della piazza intitolata al Nostro. Qui va aggiunto che il Vico porge occasione a due scritti scherzosi del medesimo autore. L’uno è inserito in Aretusa, l (1944), fase. 3, col titolo Sogno d’un bibliofilo (cfr. principalmente pp. 121-23). L’altro, in uno scherzoso numero unico del Risorgimento di Napoli, pubblicato il 25 febbraio 1946 in occasione dell’ottantesimo compleanno di Benedetto Croce e nel quale si attribuisce, burlescamente, a chi scrive un articoletto intitolato Se Pascal abbia conosciuta l’opera di G. B. Vico. 137. Di ispirazione vichiana, e contesto dì espressioni prettamente vichiane, è il certamente non facile, ma importante saggio dì Sergio Ortolani, che, col titolo Nascita della filologia figurativa , è inserito nel fascicolo quarto dell’anno primo (1944) della citata rivista Aretusa. pp. 49-68. Cfr. specialmente p. 58, in cui s’ insiste sul concetto che la « renovacin rinascimentale è creazione del novus ordo moderno arte, politica, scienza, pensiero -e, insieme, è vitale esperienza (che sarà matura intuizione del Vico e spiccata coscienza romantica) dello spirito umano come perenne ri-creazione : storia ». 138-39. Più volte sopra s’è ricordato il fascicolo della Svizzera italiana di Locamo, pubblicato in onore del Vico nell’aprile 1945. Qui si aggiunge che alle pp. 145-46 è una premessa della redazione col titolo Omaggio a G. B. Vico e alle pp. 173-77 un breve articolo di Luigi Preti su Vico , lo storicismo e noi. 140. Al Vico s’accenna, passim , ne La filosofia di Benedetto Croce dì Giuseppe Lombardi (Roma, Bardi, 1946). 139. Senza aggiungere di nuovo altro che qualche inesattezza discorre de Le edizioni originali della « Scienza nuova » Mario Parenti ne / libri del giorno, anno I, n° 2 (Milana, Garzanti, 15 agosto 1946). 142. Nicola Badaloni torna su una questione posta dal Corsano (v.