Bibliografia Vichiana II

un gruppo di letterati napoletani aveva pubblicato una miscellanea poetica, alla quale non aveva mancato di collaborare il Nostro (v. sopra p. 158). 3. A. Lion. Francese trapiantata in Inghilterra, Aline Lion ha discorso del Vico in due libri : nella sua tesi di abilitazione, intitolata « The pedigree of fascism : a popular essay on thè western philosophy of politics » (London, Sheed and Ward, s. a., ma 1927) e in « The idealistic conceptiori of religion : Vico, Hegel. Gentile, with a preface by Clement G. J. Webb » (Oxford, Clarendon Press, 1932). Venuta nel 1925 a studiare filosofìa a Roma, ove frequentò ambienti fascistici e conobbe di persona il Mussolini, l’autrice si convinse che tra gli antenati spirituali del fascismo convenisse annoverare non solamente il Gentile, ma altresì il Vico e il Croce. Pertanto, tornata a Oxford e messasi a redigere per quell’università, presso la quale si addottorò poi in filosofìa, l’anzidetta sua tesi, come al Gentile e al Mussolini i capitoli nono e decimo (pp. 189-210 e 211-34), così consacrò al Vico e al Croce i capitoli sesto e ottavo (pp. 125-36 e 170-88) della seconda parte, concernente gli « antecedenti filosofici » del fascismo. Ciò, a prescindere dai molti altri luoghi del lavoro in cui accenna al Nostro (cfr. indice dei nomi, sub « Vico »), in uno dei quali (p. 216) insiste sullo stretto vincolo che avrebbe congiunto il Vico, il Croce e il Gentile col Mussolini, il cui « genio » soggiunge avrebbe convertito in realtà pratica le idee dei tre teorici suoi predecessori. Affermazioni così sbalorditive suscitarono non poco stupore nella commissione esaminatrice, della quale facevano parte due buoni conoscitori del Croce (e il secondo anche del Vico) : G. A. Smith e R. G. Collingwood (v. sopra pp, 823-24). Onde venne pure chiesto alla candidata come facesse a conciliare con le sue asserzioni la recisa lotta che il Croce veniva conducendo contro il fascismo così nel campo teorico come in quello pratico. Senonché la risposta suonò : che la spiegazione di ciò era vulgata in Italia, ove tutti conoscevano quale cattivo carattere distinguesse il Croce. Non so se l’autrice, tornata tra noi intorno al 1928 e conosciuto allora soltanto di persona il Croce, persistesse in codesta sua opinione. Certo è che gli si dichiarò cattolica fervente e, appunto perciò, grande ammiratrice del Gentile, nella cui filosofia credeva trovare i fondamenti teorici della sua fede religiosa. Di che s’ ha una riprova nel libro citato qui sopra come secondo. Per non esorbitare da quanto vi si dice del Nostro (del quale si parla alle pp. xi-xvi, 41, 43-63, 69-96, 115, 126, 129), giova richiamare l’attenzione soprattutto sul capitolo sesto (pp. 4351), intitolato Vico e Rousseau contro il razionalismo. Diverso scrive l’autrice fu il contributo recato dall’uno e dall’altro alla filosofia del tempo, perché diversi furono nei due filosofi temperamento, educazione e fonti d’ispirazione: pel Vico la storia, pel Rousseau se stesso (come se pel Vico le vere fonti storiche non siano nel fondo dell’animo nostro !). Ma, pure nella loro diversità, avrebbero tutt’e due dato grande importanza all’elemento universale dell’esperienza umana, riuscendo per

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FALZON - LION