Bibliografia Vichiana II

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LTON - ADAMS - JESSOP

tal modo a ottenere una più precisa cognizione teoretica della fede, dell’intuizione e del sentimento. Per maggiori ragguagli su codesto secondo libro cfr. una recensione inseritane da Bianca Magnini nel Giornale critico della filosofia italiana , XIV (1933), pp. 89-92. 4. H. P. Adams eT. H. Jessop. Gli studi del Collingwood, del Vaughan, del Robertson e del Whittaker procurarono al Nostro un momento di voga nel Regno Unito : il che invogliò un lecturer di storia nell’Università di Birmingham, H. P. Adams, a farsi autore d’un articolo Giambattista Vico. inserito nella Contemporary revieiv (n° 835, luglio 1935, pp. 79-85) e, ch’è più, d'un volume in 8° di 236 pagine, dal titolo The life and writings of Giambattista Vico (Londra, Al: len e Unwin, 1935). Scopo dell’autore, secondo è detto in un annuncio esibito dalla copertina, fu d r informare il pubblico inglese dei risultati degli studi biografici e critici condotti sul Vico in Italia. Naturalmente, ciò vuole dire che, lungi dal contenere ricerche nuove, il libro non è se non una compilazione, lavorata soprattutto sulle indagini del Croce e di chi scrive. Ma c’è compilazione e compilazione ; e questa dell’Adams che alterna i ragguagli biografici con l’esposizione delle opere, ilon senza recare in appendice una traduzione inglese degli Affetti d’un disperalo (v. sopra pp. 103-104) —ha il pregio d’essere bene informata, chiara, ordinata e piacevolmente scritta. Tra le recensioni, oltre quella comparsane nel supplemento letterario del Times del 25 aprile 1935, giova vedere l’altra pubblicata da T. E. Jessop nella rivista Philosophy, XI, 42 (aprile 1936), pp. 216-18. Senza dubbio, nessuno può dare torto al Jessop quando sostiene che la dottrina gnoseologica del verum factum non basta a rendere il Vico un precursore del Kant, la cui teoria sulla natura delle matematiche si ricongiunge con interessi mentali affatto diversi da quelli a cui si riattacca la correlativa teoria vichiana. Ma perché poi il Jessop ha insinuato che nel concetto elevatissimo che noi vichiani italiani abbiamo dell’aulore della Scienza nuova entri in grande o piccola parte un sentimento nazionalistico ? L’ammirazione che noi nutriamo pel Vico è forse più intensa di quella che, tra gli studiosi di ogni parte del mondo, Inghilterra compresa, hanno manifestata i pochi che ne hanno letto le opere, come per esempio il Coleridge o il Flint? (v. sopra pp. 518-23 e 725-27). Oppure il Jessop ha dato indebita importanza al fatto che anche in Italia, come, del resto, non solo in Germania, ma altresì nei paesi anglosassoni, durante la nostra obbrobriosa parentesi nazionalfascistica, qualcuno ha voluto fare del Vico un precorritore della tirannide che allora ci opprimeva? Senonché proprio allora il Croce e altri vichiani italiani, nel combattere, ciascuno secondo le proprie possibilità, quel regime nefasto, si rifacevano alle teorie politiche del Vico e, in particolare. a quella, antinazionalistica per eccellenza, relativa alla « boria