Bibliografia Vichiana II

964

GIUNTE E CORREZIONI

Novum examen loci liviani de legatis romanis Athenas missis (Wiln, 1821); 3. Berriat Saint-Prix, in Thémis, tomo IV, libro XIX, pp. 304-309; 4. Cosraan, Commentarium de legis XII Tabularum patria (Lovanii, 1827); 5. Roulez, Sur Tenvoi d’une députation en Grece lors de la législation des XII Tables , nel Recueil encyclopédique belge del 1834; 6. Grauert, De XII Tabularum fontibus atque argomento (Lingen, 1836). p. 384, r. 15. 1 rapporti ideali tra ii Vico e Dugald Stewart erano stati messi già in rilievo dal Flint, monografia e traduzione citate, pp. 120-21. pp. 393, 831, 890, 893. Fa guigne perseguita talora anche i bibliografi. Come ho avvertito, per un'inconcepibile svista, avevo attribuito a un inesistente B. Bianchi i Teatri di Padova , scritti invece da Bruno Brunelli. Ma, nel rettificare l’errore, ho asserito opere dell’anzidetto Brunelli, cioè del doti. Bruno Brunelli-Bonetti, un libro sul Rousseau e altri scritti filosofici, che appartengono invece a un suo quasi omonimo, ossia al prof. Bruno Brunello. Vogliano l'uno e l'altro tenermi per iscusato. pp. 449-50. Tra i veneti che toccarono del Nostro nei primi decenni dell'Ottocento è da annoverare altresì Quirico Viviani, professore di belle lettere nonché di storia antica e moderna nel liceo di Udine. E invero {secondo mi segnala l'amico don Giuseppe de Luca) in un discorso pronunciato in quel liceo in occasione della distribuzione dei premi deiranno 1808, e pubblicato in quel medesimo anno a Campo Formido col titolo Della varia influenza delle monarchie e delle repubbliche sopra le arti ele scienze, il Viviani premesso che la filosofia e l’eloquenza godettero della protezione di papa Leone X, soggiunge : «Ah ! se un Galileo e un Vico, due uomini de’ più straordinari che la natura abbia regalato alla filosofia (lo dirò francamente con buona pace degli enciclopedisti, che parlaron sì poco del primo, e a dispetto di quei filosofi, che, per mancanza di genio, vennero in Italia a spogliare il secondo), se questi due uomini, io dico, fossero vissuti nell' aurea età di questo pontefice incomparabile, no che Galileo non avrebbe sofferto le persecuzioni d’una superstiziosa ignoranza, né Vico sarebbe stalo costretto a seminare le verità più sublimi in una selva ancor più vasta e più cupa di quella in cui egli ha collocati li suoi giganti ». Nel che si potrebbe anche vedere un'allusione alla leggenda mentovata sopra a p. 257. p. 462. Tra gli scrittori napoletani dei primi decenni dell’ Ottocento è, dopo il De Attellis, da ricordare Giacinto Carobelli, che, discepolo di Luigi Serio, volle ampliare a un diffuso trattato di Istituzioni di eloquenza e poesia italiana divise in Vili libri , taluni abbozzi di lezioni lasciati dal maestro (cfr. Napoli-Signorelli, Vicende citate, seconda edizione, Vili, 216-12). Ivi, nel 111 e IV libro, pubblicati nel 1810 in Napoli presso Angelo Coda, pp. 258-59, prodiga i maggiori elogi al padre Ciacco (v. sopra pp. 213-14), che commenda come colui che portò a piena perfezione il panegirico, non senza ricordare che tra i suoi ammiratori furono « fortissimi ingegni nostri e stranieri, come G. B. Vico, il Mazzocchi, il consigliere De Gennaro, Giovan Vincenzo Gravina, il padre Gherardo degli Angeli, il Doria ed altri, e il Cardinal Passionei, l’abbate Anton Francesco Cori, il Muratori e Benedetto XIV ». Quasi simultaneante allo scritto del Carobelli, veniva alla luce il primo volume degli Atti della Società Pontaniana, nel quale Angelo Marinelli inseriva la memoria mentovata sopra a p. 799, e che, ietta alla Società stessa il 30 maggio 1809, reca il titolo Origine e progressi della letteratura e