Bibliografia Vichiana II

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GIUNTE E CORREZIONI

belle arti presso i romani. A proposito di essa il Napoli-Signore!li {Vicende, Vili, 198) osserva che dell’asserita legazione mandata da Roma ad Atene a fare incetta di leggi « più condecente sarebbe stato non parlarne colle parole del Terrasson » (v. sopra p. 232), che « sparisce in un attimo in faccia al gran Vico » : tanto che « chi volesse militare sotto Terrasson dovrebbe distruggere le ragioni del Vico, il quale, meglio che dal Terrasson, fu su di ciò combattuto, e pure inutilmente, dal nostro Damiano Romano » (sopra, pp. 233-35). pp. 465*66. Nella collectio viciana del Croce, in fondo alla miscellanea segnata XCII. C. 17, è rilegalo un piccolo gruppo, affatto inedito, di lettere e manoscritti concernenti il Nostro. Tra l’altro c’è, indirizzato a Lodovico Bianchini, un appunto di Giuseppe de Cesare, privo di data, ma forse del 1845. In esso il De Cesare, dopo avere ricordato i suoi lavori vichiani —e, tra gli altri, quello, non mentovato sopra, dal titolo Origine vera dei sacrifici , che dice una delle degnità dello stesso Vico », soggiunge di sembrargli che anche lui. De Cesare, « avrebbe dovuto essere citato dagli italiani che hanno ben meritato di questo grande uomo ». Rimbrotto che dal Bianchini fu girato a Emmanuele Rocco. pp. 478 80, n° 10. Quanto sin dal 1820 il mondo clericale si preoccupasse delle interpretazioni anticattoliche che cominciavano a circolare della Scienza nuuva , appare altresì da una lettera che il 10 gennaio di quell’anno il cardinale Giulio Maria Della Somaglia (1744*1830) inviava da Roma al Villarosa. Premesso che l’opera vichiana « par che avrebbe bisogno in certi luoghi di qualche dichiarazione, affinché non mancasse un antitodo, nella moderna irreligiosità, a quel veleno che di là alcuni si studiano di trarre per giovarsi iniquamente del nome di un autore di raro ingegno fornito e di molta e scelta erudizione », il Della Somaglia esortava il Villarosa a ristampare, con annotazioni di tal genere, la Scienza nuova, della quale ripetè al Villarosa, quando lo vide poi a Roma, che era da taluni « sinistramente interpretata ». Cfr. Lettere al Villarosa cit., pp. 411-12. pp. 484-95. Agli studiosi francesi e belgi che si occuparono del Vico in questo periodo è da aggiungere il dottor Saverio Eugenio Lelièvre da Namur, che non mancò di discettare intorno all’ ipotesi vichiana sulla genesi delle XII Tavole. Cfr. passim una sua voluminosa « Commentatio antiquaria legum XII Tabularum patria, quae ex sententia ordinis philosophorum et literatorum Academiae I.ovaniensis praemium reportavit d. XVII a. kal. novembres MDCCCXXVI » (Lovanio, 1827). Non so poi, per non averlo visto, se vada collocato nel periodo 1801-27 o nell’altro 1827-60 un libro o opuscolo del Saint - Remy mentovato nel citato Discorso del Tola (p. 42, nota 75) col titolo De Thistoire considérée comme puissance de moralisation e in cui pare sia un parallelo tra il Vico e lo Herder. Cfr. Donati, Nuovi studi citati, p. 458, nota 1. Per ultimo, circa la Palingénesie sociale del Ballanche (p. 491) si tenga presente che il Journal des débats, nel numero del 27 giugno 1830, consacrò a essa un altro articolo, sottoscritto da un signor Desmonceaux. pp. 498-99. Molto sarebbe da aggiungere a ciò che vi si dice delle affinità concettuali tra il Vico e lo Hegel. Oltre quanto se ne è osservato qua e là, e oltre, naturalmente, le molte altre analogìe messe in rilievo nel libro sopra citato del Ciardo, tenere presente che un parai-